"Così usiamo i soldi del Pnrr per fermare lo spopolamento"

La ricetta del sindaco di Ascoli Piceno: "Agevolazioni, flat-tax e infrastrutture"

"Così usiamo i soldi del Pnrr per fermare lo spopolamento"
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I milioni del Pnrr contro lo spopolamento. Marco Fioravanti, 41 anni, sindaco FdI di Ascoli Piceno, sta giocando una partita ambiziosa e difficile: «Voglio fermare il declino della città, che purtroppo va avanti da molto tempo e si è accentuato dopo il terribile terremoto del 2016. Un destino che purtroppo riguarda molti borghi e paesi dell'Appennino, tutti in grande sofferenza».

Ecco dunque il Pnrr e i soldi della Ue.

«Sono 240 milioni, una cifra importantissima per una città di circa 48 mila abitanti. In proporzione alla popolazione, siamo al quarto posto in Italia in questa classifica. E la tranche più importante, circa 90 milioni, va all'edilizia. Recuperiamo alloggi nel centro storico e in periferia, da scuole, caserme, conventi. Più di duecento da qui al 2026, anno di chiusura dei progetti Pnrr, in una corsa contro il tempo».

E qual è l'idea guida?

«Semplice, affittiamo gli appartamenti a basso costo, più o meno duecento euro al mese, a chi porta la residenza ad Ascoli Piceno».

Un ottimo biglietto da visita, ma se manca il lavoro?

«Infatti il Pnrr ha un'altra voce robusta: l'infrastruttura digitale. Da una parte offriamo abitazioni a costi contenuti, dall'altra ci rivolgiamo al popolo degli smart worker e diciamo loro che qui troveranno condizioni ideali. In Italia ci sono migliaia e migliaia di persone, forse un milione, che possono lavorare da remoto. Certo, alcune aziende stanno facendo marcia indietro e i tempi della pandemia per fortuna sono passati. Ma io sono convinto che qualcosa sia cambiato e la possibilità di svolgere i propri compiti da casa è ormai dentro il nostro orizzonte».

Dunque, Ascoli si mette sul mercato?

«Certo, il nostro target è chiaro. La città, come tante altre realtà dell'Italia centrale, perde abitanti, 400-500 l'anno, ma pensiamo che con questa azione, in pieno svolgimento, il trend si possa invertire. E in fretta».

Lei pensa che possa bastare un richiamo generico per richiamare chi se n'è andato?

«Il mio non è un invito generico. Noi ci presentiamo anzitutto a chi è partito da questa terra e agli ascolani oggi sparsi nel mondo, Abbiamo fatto un convegno e c'era gente da Amsterdam, Berlino, Parigi. Se trovi condizioni ideali per la tua professione e un alloggio a prezzo più che calmierato, perché non dovresti tornare? Naturalmente, il terzo elemento del pacchetto è la qualità della vita: qui siamo a 20 chilometri dalla montagna e a 20 dal mare, in una terra meravigliosa e carica di storia».

Sarà ma Ascoli Piceno è fuori dalle grandi rotte turistiche.

«È vero ma stiamo correndo per recuperare. I turisti arrivano, stiamo rilanciando la Quintana, la giostra seconda in Italia solo al Palio di Siena, e l'anno prossimo aprirà in un palazzo patrizio, che stiamo restaurando, un hotel etico (con personale in parte con disabilità): 92 camere a disposizione della clientela. E intanto sono aperti i cantieri della ricostruzione dopo il sisma di otto anni fa. Diciassette scuole, il completamento del polo universitario e tanto altro. I prossimi due anni saranno decisivi. Non solo, vogliamo calamitare anche gli stranieri, sfruttando la vantaggiosissima flat tax offerta ai pensionati che si spostano nella zona del cratere. Il commissario straordinario Guido Castelli ha avuto questa intuizione che potrebbe funzionare e attrarre inglesi, americani, tedeschi, olandesi come è stato per altre realtà della penisola: dal Chianti alle Langhe».

Lei è al secondo

mandato.

«A giugno sono stato riconfermato e ho ottenuto al primo turno il 73,9 per cento dei consensi. Credo sia il record italiano, almeno per i capoluoghi: ne sono fiero e questo mi spinge a fare ancora meglio».

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