Cosa accade ora? Dopo la sfiducia votata ieri dall'Assemblea nazionale francese, il primo ministro uscente, Michel Barnier, deve adesso presentare le sue dimissioni al capo dello Stato, Emmanuel Macron. Nell'attesa, l'esecutivo Barnier rimarrà in funzione per gli affari correnti. A questo punto toccherà a Macron trovare un successore. In teoria, il presidente potrebbe riaffidare l'incarico anche a Barnier. E di fatto potrebbe nominare un primo ministro di sua scelta, non necessariamente un membro del gruppo più numeroso in Assemblea. Per logica istituzionale e per pragmatismo, tuttavia, il capo dello Stato dovrebbe scegliere il candidato che può ottenere il più alto numero di consensi (e già si fanno nomi come quello del centrista François Bayrou o del ministro della Difesa Sèbastien Lecornu). Un problema per un Parlamento diviso in tre blocchi. Che cosa accadrà alla legge di Bilancio sulla quale i partiti si sono scontrati? Il Parlamento potrebbe comunque adottare una Finanziaria 2025 ma è improbabile, visto che i tempi sono troppo stretti perché un nuovo progetto preparato da un futuro governo possa essere esaminato dal Parlamento prima del 31 dicembre. A questo punto scatterebbe uno scenario totalmente inedito per la Quinta Repubblica, ma previsto dall'ordinamento giuridico francese, che contempla una serie di tutele per evitare quello che sembrerebbe uno shutdown all'americana (la cessazione del governo attività a causa del mancato accordo sul budget). In caso di mancata approvazione della legge di bilancio andrebbe votata una legge speciale, dal governo Barnier o dal nuovo primo ministro, equivalente al nostro «esercizio provvisorio».
è probabile che la legge venga votata, perché nessun partito intende assumersi la responsabilità di trascinare il Paese nel in shutdown, che non si paghino i dipendenti pubblici. In attesa del nuovo premier che trovi la quadra su una nuova Finanziaria.
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