Aveva trovato il suo momento di celebrità partecipando al programma radiofonico la «Zanzara» per le sue posizioni no vax verso quel Covid di cui è stato negazionista fino alla fine e contro cui non ha mai voluto farsi vaccinare. Lunedì, dopo 22 giorni in terapia intensiva è morto all'ospedale di Borgo Trento di Verona Maurizio Buratti, il carrozziere 61enne di Curtatone, meglio conosciuto dagli ascoltatori di Radio24 come «Mauro da Mantova».
L'uomo era diventato famoso per le sue incursioni radiofoniche nella trasmissione condotta da Giuseppe Cruciani, dove interveniva spesso in diretta per lanciare le sue provocazioni, non ultime quelle contro il vaccino e negazioniste del Covid. «Mauro non c'è più - ha scritto sui social Cruciani dopo avere appreso la notizia della sua morte -. Ho sperato, abbiamo sperato, che la sua pellaccia ancora una volta potesse vincere su tutto. Niente. Era una testa dura e quella maledetta settimana è stata fatale». Una delle ultime incursioni radiofoniche del carrozziere mantovano, pasionario no vax, risaliva a pochi giorni prima del ricovero in ospedale, quando si era vantato di avere fatto «l'untore» in un supermercato della zona.
Dopo pochi giorni in casa con la febbre la situazione era precipitata ma nonostante le condizioni di salute sempre più precarie Mauro da Mantova si rifiutava di andare in ospedale. Era stato lo stesso Giuseppe Cruciani a convincerlo ma l'uomo era arrivato all'ospedale di Verona, non a Mantova «perché ci sono i comunisti», in condizioni «già disperate», come ha raccontato Enrico Polati, direttore della Terapia intensiva all'ospedale di Borgo Trento. Nonostante il suo stato di salute si era comunque rifiutato in un primo momento di farsi intubare ma la polmonite bilaterale aveva già aggredito i suoi polmoni e Mauro da Mantova non si è più ripreso. Adesso a ricordarlo è l'intera community de La Zanzara, oltre ai conduttori, oltre a Cruciani anche David Parenzo che si è augurato come la sua «triste storia serva da esempio a tutti coloro che ancora alimentano dubbi sull'efficacia dei vaccini».
Storie tristi dal finale tragico e terribile. Persone talmente convinte di poter sconfiggere la malattia da rifiutare spesso anche le cure in ospedale. Non ha vinto la battaglia neppure l'ex senatore M5S Bartolomeo Pepe no vax convinto, morto il 23 dicembre nel giro di una settimana all'ospedale Cotugno di Napoli. Ha commosso la storia di Frederic Sinistra, campione no-vax di kickboxing, di origine belga, si era mostrato sui social intubato e con dati polmonari preoccupanti, morto il 16 dicembre a 41 anni. «Non avrebbe accettato mai che la sua morte fosse usata per diffondere la paura» ha scritto la moglie.
E dopo venti giorni di ricovero in ospedale, è morto anche Ottorino Casagrande, dj Otto, 62 anni, che non si era vaccinato. Tra i tanti messaggi di cordoglio anche quello del virologo Roberto Burioni: «Con la salute non si scherza. Se si fosse vaccinato sarebbe vivo». Stesso drammatico epilogo anche per Anna Caruso, 64enne operatrice socio-sanitaria di Acqui Terme, sospesa per non essersi voluta vaccinare contro il coronavirus, morta per questa patologia l'11 dicembre 2021 nel reparto di rianimazione dell'ospedale di Tortona.
Circa 40
giorni prima, il 3 novembre, aveva «sfidato» il covid in un video su Facebook. «Piuttosto che morire strisciando - aveva detto - mi auguro di farlo in piedi. E allora, a questo punto, preferisco prendermelo questo virus».
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