Definitivamente archiviato il governo Conte bis, oggi è stato il giorno del giuramento del governo di Mario Draghi. Il nuovo premier è uscito alle 11 dalla sua abitazione ai Parioli, quartiere residenziale di Roma lontano dai palazzi del potere ma a due passi dallo splendido parco di Villa Borghese con una cartelletta verde sotto braccio ma cosa contenesse è un mistero. Alle 11.15 è arrivato al Quirinale, perfettamente in orario e, anzi, con apprezzabile anticipo per il giuramento. Un dettaglio non da poco se si considera l'abitudine al ritardo del suo predecessore. Alla spicciolata sono arrivati anche tutti i 23 ministri.
Il look dei ministri
Lo stile e il look scelti per il giuramento sono uno degli argomenti di discussione "leggeri" preferiti nel giorno del giuramento di un nuovo governo. Immancabili giacca e cravatta per gli uomini, non solo per una questione di stile ma per l'imposizione istituzionale che impone un outfit rispettoso. Per le donne, che hanno più opzioni, la scelta è caduta per tutte sul tailler dai toni scuri, anche se ognuna delle ministre l'ha interpretato secondo il suo stile. L'azzurro è stato il colore preferito dagli uomini per la cravatta, seguito dal rosso, al quale non hanno rinunciato Roberto Speranza e Andrea Orlando, probabilmente per rimarcare la loro apparenenza politica. Il rosso, anche se in una nuance molto più chiara e quasi tendente al rosa, è stato anche il colore scelto da Mario Draghi, che per l'occasione ha deciso di indossare un completo istituzionale classico, di taglio sartoriale, in una sfumatura molto scura di blu. L'unico a scegliere la cravatta nera è stato Renato Brunetta. Stefano Patuanelli, invece, ha optato per una cravatta tendente al lilla, abbinata a un completo blu molto alla moda. Le uniche ministre a indossare la gonna sono state Erika Stefani e Fabiana Dadone.
Il trolley di Colao
Vittorio Colao, neo ministro per la transizione digitale, è arrivato al Quirinale con un grande trolley e uno zainetto porta pc sulle spalle. Cosa contenesse la sua valigia non è dato saperlo ma ha incuriosito la sua scelta di non lasciare il trolley nell'auto per varcare il portone del Palazzo. È evidente che il nuovo componente della squadra di governo di Mario Draghi fosse appena atterrato a Roma, giusto in tempo per effettuare il giuramento. Quando si dice il tempismo...
I cambiamenti del cerimoniale
Il primo colpo d'occhio nel Salone delle Feste che tradizionalmente ospita il giuramento del nuovo governo è la disposizione delle sedute dei ministri. Le sedie sono state disposte a scacchiera e non più in modo longitudinale, per rispettare il distanziamento imposto dalla normativa contro il contagio. Sul volto di ogni ministro era presente la rigorosa mascherina FFP2: nessuna mascherina in stoffa colorata abbinata all'abito e nessuna mascherina chirurgica, probabilmente per indicazione dei cerimonieri che hanno chiesto sobrietà e serietà ai ministri giuranti. Nessuna stretta di mano tra i nuovi ministri, il presidente del Consiglio e il presidente della Repubblica. I più ossequiosi si sono limitati a un inchino a mani giunte. Tra un giuramento e l'altro, i commessi del Quirinale hanno provveduto a sanificare la penna impugnata dal ministro precedente e così via. La foto di rito è stata scattata nel più ampio Salone dei Corazzieri, altrettanto affascinante, scelto per le più ampie dimensioni che hanno garantito il distanziamento. Questo è stato l'unico momento nel quale i ministri, il presidente del Consiglio e il presidente della Repubblica hanno potuto togliere la mascherina. Fatto curioso: Andrea Orlando, già in posa per lo scatto, si era dimenticato di togliere la mascherina.
L'emozione di Mariastella Gelmini
Il ministro per gli Affari regionali e le autonomie del governo Draghi è stata colta da un attimo di emozione al momento del giuramento, il suo secondo dopo l'esperienza nel governo Berlusconi IV del 2008. Mariastella Gelmini conosceva evidentemente a memoria la formula obbligatoria e ha iniziato a declamarla quando si è dovuta interrompere per leggerlo. Un inciampo comprensibile e decisamente perdonabile.
L'errore di Mario Draghi
Anche Mario Draghi è incappato in una sbavatura in questa lunga mattinata di cerimoniali per l'insediamento come presidente del Consiglio. Giunto a Palazzo Chigi per la cerimonia della campanella e il definitivo passaggio di consegne con il premier uscente, Mario Draghi non si è fermato davanti al tricolore, come impone il protocollo. Anche in questo caso si tratta di un piccolo inciampo, al quale ha immediatamente rimediato l'alto ufficiale che lo seguiva. Con molta discrezione il militare ha avvisato Mario Draghi, che a quel punto è tornato indietro per rendere degno onore alla bandiera della Repubblica italiana.
Cerimonia della campanella sanificata
Pare che per la normativa contro il contagio fosse in dubbio la tradizionale cerimonia della campanella. Invece è stata svolta regolarmente ma con qualche piccola accortezza. Prima di effettuare il consueto passaggio di consegne, Mario Draghi e Giuseppe Conte si sono dovuti sanificare le mani, grazie a un commesso che che offerto loro il liquido disinfettante. Una virgola di colore diversa che non ha cambiato l'intensità di uno dei momenti più attesi dell'intero cerimoniale di insediamento.
Il confronto tra Giuseppe Conte e Mario Draghi
Cravatta azzurra a pois per Conte, cravatta rosso chiaro a pois per Draghi: partono da qui le differenze tra l'ex inquilino di Palazzo Chigi e il subentrante. Giuseppi non ha tradito la sua vena fashion nemmeno nel suo ultimo giorno da presidente del Consiglio e ha scelto un completo blu con l'immancabile pochette, stavolta a filo e più sobria rispetto a quella classica. Sul volto una mascherina chrirugica con il tricolore in evidenza. Per Mario Draghi, invece, un abito blu ma dai toni più scuri, si potrebbe dire più sobri. Nessuna pochette per lui ma la 'rosetta' da Cavaliere della Repubblica, l'onorificenza quirinalizia, sul bavero della giacca. Il tocco glamur per Mario Draghi è rappresentato dalle scarpe scelte, modello monk strap, che gli inglesi amano indossare anche nelle occasioni formali e sugli abiti da sera. Rigorosamente nere, si caratterizzano per la fibbia laterale.
L'addio di Giuseppe Conte
Il presidente del Consiglio dimissionario ha salutato Palazzo Chigi. Come in una delle migliori commedie italiane, per l'ultimo saluto a Giuseppi si sono affacciati alle finestre anche i commessi e impiegati di Palazzo Chigi, che hanno applaudito Giuseppi, visibilmente commosso dietro la mascherina.
Dopo aver dato un ultimo sguardo d'insieme, Conte ha voltato le spalle a Palazzo Chigi mano nella mano con la sua Olivia, per salire in macchina e spegnere definitivamente i riflettori sul suo ruolo di presidente del Consiglio, tenendo stretta in mano la campanella. Mancava solo il tappeto musicare di Via col vento per completare il quadretto dell'addio.
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