Nell'anniversario della scomparsa del mio amico Bettino Craxi, voglio ancora una volta unirmi con profonda commozione al ricordo dei familiari, degli amici, dei compagni di lotte politiche, di quanti lo conobbero e poterono apprezzarne le grandi qualità intellettuali, politiche ed umane.
A 23 anni dalla scomparsa del leader dei Socialisti italiani, la figura di Bettino Craxi non perde di attualità e al tempo stesso si delinea con sempre maggiore chiarezza il suo profilo di grande protagonista della storia del nostro Paese.
Il dramma degli ultimi anni della sua vita, gli anni dell'esilio, va ricordato come monito sugli effetti perversi dell'uso politico della giustizia.
Ma la statura di Bettino Craxi non è solo quella di una vittima. È anche e prima di tutto quella di uno statista che ha cambiato la storia del nostro Paese ed ha anticipato processi storici tuttora in corso.
Sottraendo il socialismo italiano al disegno egemone del Pci, ancora legato all'Unione Sovietica, ha fatto nascere un'area riformista di sicuro profilo democratico e occidentale, che nel nostro Paese era sempre stata molto debole. Rompendo l'innaturale alleanza consociativa del «compromesso storico» ha salvaguardato e rafforzato la democrazia nel nostro Paese. Ponendo per primo l'esigenza di profonde riforme istituzionali ha colto prima degli altri i segnali di crisi di un sistema istituzionale bloccato che stava perdendo non solo di efficienza ma anche di rappresentatività dell'opinione pubblica.
Sono stato molto amico di Bettino Craxi e ho sempre rivendicato quest'amicizia, anche negli anni del linciaggio mediatico nei suoi confronti. Ho condiviso con lui la necessità di un cambiamento, di una modernizzazione del nostro Paese che in quella stagione Bettino Craxi ha saputo incarnare con più forza di ogni altro leader politico.
Non sempre ne ho condiviso tutte le scelte politiche, ma ho sempre riconosciuto in ogni suo atto, persino nei suoi errori, il respiro dello statista.
Ho fondato Forza Italia nel 1994 proprio per dare una cittadinanza ai valori del riformismo socialista, come a quelli del liberalismo storico e del cattolicesimo democratico, nella convinzione che l'inchiesta Mani Pulite rischiasse di spazzare via, insieme con antiche ed illustri forze politiche, anche la rappresentanza delle idee migliori della storia del nostro Paese, quello sulle quali si è ricostruita la nazione dopo la catastrofe della Seconda Guerra mondiale.
Soprattutto, nella convinzione che fosse in pericolo la libertà come principio fondante delle istituzioni democratiche.
Quella libertà che per Bettino equivaleva alla sua stessa vita, come è scritto sulla sua tomba nel piccolo, suggestivo cimitero cristiano sotto le mura di Hammamet.
Ed è proprio pensando a quella bellissima frase, «la mia libertà
equivale alla mia vita» che va il mio pensiero commosso nel ricordare il mio amico Bettino. Il suo esempio di uomo libero, di statista innamorato del suo Paese, per me e per noi rimarrà un modello di costante ispirazione.
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