Con il decreto Agosto il governo ha messo sul tavolo 25 miliardi per affrontare le conseguenze della crisi economica provocata dal coronavirus. Denaro utile sì ma comunque non del tutto sufficiente per aiutare famiglie, lavoratori e imprese travolti da quella che, senza ombra di dubbio, si può definire una tempesta perfetta. Non c’è, però, da stupirsi se la manovra divide il modo della politica e quello produttivo. Le forze di maggioranza la esaltano, quelle di opposizione la attaccano mentre gli industriali sono critici: normale gioco delle parti. Eppure, il decreto Agosto sembra avere un qualcosa in più che potrebbe alimentare ulteriori tensioni facendo venire a galla le vecchie divisioni tra Nord e Sud.
Come racconta La Stampa, Confindustria esprime un giudizio poco lusinghiero sulla manovra. L’associazione degli industriali si aspettava risorse dirette agli imprenditori e meno incentivi a pioggia. Ma a viale dell’Astronomia sembrerebbe che non sia piaciuta la fiscalità di vantaggio che dovrebbe favorire le imprese del meridione con il taglio del 30% dei contributi per tutti i lavoratori già assunti e i neo assunti. Anche in questo caso, nonostante le critiche all’impianto della manovra sostanzialmente giudicata assistenzialista, Confindustria è stata piuttosto cauta. Il motivo è semplice: non mettersi contro le associazioni confindustriali del Mezzogiorno visto che la nuova presidenza nazionale viene considerata a trazione ipernordista.
Una critica generale quindi, che va a colpire tutta la manovra. Atteggiamento seguito anche nei partiti d'opposizione che non vogliono che passi un messaggio sbagliato. Non si attaccano i provvedimenti per il Mezzogiorno in quanto tali, ma una manovra che non aiuta tutti gli industriali, ma solo alcuni. Questo significa anche accettare la fiscalità di vantaggio ma in un sistema complessivo di aiuti alle imprese anche al Nord. L’unico a non farsi problemi è Renato Brunetta, responsabile economico di Fi. Secondo l’esponente azzurro la manovra è "un’operazione elettorale" e pertanto "è chiaro che il governo e questa maggioranza si rivolgono maggiormente a certe Regioni del Sud. È sotto gli occhi di tutti. Del resto ci sono le elezioni il 20 settembre".
Cauta anche la Lega. Perché non si possono bruciare gli sforzi fatti da Matteo Salvini per creare un grande partito a livello nazionale con polemiche contro una manovra per così dire "meridionalista". Nel Carroccio, però, a parlar chiaro ci pensano Paolo Grimoldi e Roberto Calderoli che hanno sentito Confindustria in Lombardia, Veneto, Emilia, Piemonte, le Regioni più colpite dal Covid.
"Stanno manifestando – dice Grimoldi – il loro comprensibile malcontento per le scelte operate dal Governo. Oggi gli industriali settentrionali parlano di razzismo verso le imprese del Nord. Nel Decreto Agosto per le imprese del Nord non c’è nulla. Non aiutare il Nord colpito dal Covid per distribuire soldi nel Mezzogiorno, magari per agevolare la campagna elettorale in Campania e Puglia? , significa non guardare alla ripresa del Paese e penalizzare le regioni più produttive e paradossalmente le più colpite dal Covid". Calderoli, invece, si chiede del perché non sia stata creata una grande zona economica speciale anche nelle Regioni maggiormente colpite dal Covid, in particolare le province di Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi e Piacenza. "Questi territori lombardi, emiliani, ma anche piemontesi o veneti, hanno subito qualcosa di impensabile in termini di perdite di vite umane e di conseguente contraccolpo economico e produttivo, per questo meritano aiuti particolari e agevolati".
Sembrerebbe, però, che anche nella maggioranza, seppur in maniera molto silenziosa, ci siano malumori sul decreto Agosto, soprattutto tra gli esponenti del Pd del nord. Per il momento solo l’ex segretario dem Maurizio Martina si è esposto spiegando che vorrebbe eliminare "ogni sentimento anti-settentrionale come serve farlo per qualsiasi logica anti-meridionalista". Come già indicato, Confindustria ha una atteggiamento prudente ma la sua base, anche quella che dovrebbe essere più vicina alla sinistra, non ci sta.
Massimo Calearo, imprenditore vicentino ed ex deputato Pd, ha dichiarato:"Dovrebbe essere una questione italiana e non solo del Sud, non credo sia una grande idea. Continuiamo a dare soldi a pioggi e invece andrebbe analizzato ogni singolo caso. È una situazione complessa che dovrebbe essere analizzata da esperti e non da dilettanti allo sbaraglio".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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