«Non immaginavo che la conversazione fosse registrata, anche perché c'era un'interlocuzione basata su riflessioni reciproche ove non vi erano né domande né risposte. Non ho mai rilasciato l'intervista a questo giornalista, si tratta di parole rubate dal medesimo che non aveva alcuna autorizzazione alla pubblicazione. Sono dispiaciuta che le parole di un colloquio ritenuto amichevole e riservato siano state pubblicate per estratto sulla stampa cui non era in nessun modo destinata».
Va letta così, per intero, l'autodifesa di Viviana Del Tedesco, magistrato, procuratore della Repubblica a Rovereto, finita nella bufera per le sue parole sul caso di Chukwuka Neweke, l'assassino della pensionata Iris Setti, lasciato in circolazione nonostante gli stessi familiari ne denunciassero la pericolosità. E nei cui confronti la Del Tedesco ha parole di comprensione e quasi di ammirazione, «aveva una puntualità nel firmare in caserma che se gli studenti fossero così puntuali saremmo a cavallo», «è un uomo che fisicamente è spettacolare, quello lì doveva andare a fare i mondiali di pugilato». Frasi riportate dalla Verità che la Del Tedesco nel suo comunicato di ieri non nega di avere detto. «Parole rubate senza alcuna autorizzazione alla dichiarazione», scrive. Ma intanto le ha dette.
Così due membri laici del Consiglio superiore della magistratura, Claudia Eccher e Isabella Bartolini, si preparano a settembre, alla ripresa dei lavori del Csm, a chiedere l'apertura di una pratica sulla magistrata trentina. Incompatibilità ambientale o funzionale, con trasferimento a un altro tribunale in un altro ruolo, potrebbe essere l'esito. Ma è anche possibile che si muova anche il ministero della Giustizia con una azione disciplinare autonoma che, una volta tanto, non sembra destinata a scontrarsi con l'altolà dell'Associazione nazionale magistrati: ieri la sezione trentina dell'Anm ha preso posizione anch'essa contro la collega, prendendo le distanze «dalle dichiarazioni rese dalla dottoressa Del Tedesco, discutibili e inopportune sia nel contenuto sia nel tenore delle espressioni adoperate».
Il problema è che quando ha definito «un fisico spettacolare» quello dell'assassino della povera Iris, la Del Tedesco ha lasciato increduli solo quelli che non la conoscono. Perchè da tempo la gestione dei processi che hanno donne come vittime da parte della procura di Rovereto ha sollevato perplessità sia tra gli avvocati che tra le associazioni in difesa della donna. Nell'inchiesta su un altro delitto avvenuto questo mese sotto la giurisdizione della Del Tedesco, l'uccisione della infermiera Maria Fait, si era scoperto che all'assassino, ripetutamente denunciato per stalking, non era stato applicato il «codice rosso». E l'associazione Di.Re.
-Donne in Rete, ha chiesto di conoscere i dati suddivisi tra Trento e Bolzano sull'esito delle denunce per stalking e altri reati di genere: per verificare se a Rovereto sussista un picco di archiviazioni anomalo da parte della Procura.
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