Da quando, lo scorso 11 luglio, è scoppiata un'ondata di proteste represse con brutale violenza dal regime, a Cuba è una vera e propria moria di generali. Ben cinque massimi vertici dell'apparato militare castrista sono, infatti, deceduti negli ultimi dieci giorni. I loro corpi sono stati subito tutti cremati, evitando qualsiasi ipotesi di autopsia e, soprattutto, le loro morti sono state annunciate senza specificare le cause. Certo, come scriveva ieri la giornalista cubano-americana Nora Gámez Torres sul Miami Herald, «quattro su cinque erano anziani e già in pensione», avanzando l'ipotesi che la causa potrebbe essere il Covid-19, totalmente fuori controllo da un paio di settimane all'Avana e contratto dai generali forse in seguito ad una riunione dei massimi vertici alla presenza di un «super diffusore del virus».
Oltre che per la congenita tendenza a nascondere le cose, il regime occulterebbe le cause della moria dei generali per evitare le prevedibili accuse da media e comunità internazionale di aver gestito pessimamente la pandemia. Critiche che affosserebbero la narrativa castrista, presa per buona da gran parte dei media italiani, che il sistema sanitario cubano sarebbe all'avanguardia e che il vaccino «made in Avana» su cui non esiste nessuno studio scientifico degno di nota sarebbe efficacissimo. Al di là del mistero sulle cause delle morti di generali che stanno tirando le cuoia in media uno ogni due giorni, la cosa è sospetta soprattutto perché il primo annuncio di questa sequela di morti eccellenti nell'apparato di sicurezza del regime è stato quello del generale Agustín Peña Porres. Appena 57enne, lui era il capo dell'esercito orientale dell'isola caraibica, proprio dove sono esplose con maggiore intensità le proteste dell'11 luglio scorso e dove maggiore è stata la repressione. Il suo decesso è stato annunciato il 18 luglio scorso a cremazione e sepoltura già avvenute.
Due giorni dopo il Ministero delle Forze Armate Rivoluzionarie di Cuba (Minfar) comunicava la morte dell'ottantenne generale di brigata Marcelo Verdecia Perdomo, ex guardia del corpo di Fidel Castro sulla Sierra Maestra, seguito a stretto giro di posta (il 24 luglio) dal 79enne generale Rubén Martínez Puente. Figura discussa, fu lui a trasmettere l'ordine di Raúl Castro di far abbattere in acque internazionali dai Mig dell'aviazione cubana due piccoli aerei nel 1996, il cui obiettivo era aiutare i migranti che via mare cercavano rifugio negli Usa.
Il 26 luglio moriva, invece, il generale di brigata Manuel Eduardo Lastres Pacheco, che aveva combattuto al fianco del Che Guevara a fine anni 50 mentre, l'altroieri, la stampa di regime comunicava la morte dell'87enne generale di brigata Armando Choy Rodríguez. Ma il «top secret» sulle cause dei decessi solleva sospetti.
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