Cutro, soccorritori indagati. Il governo difende la Gdf

La procura accusa: "Si poteva evitare". Piantedosi: "Conosco chi salva vite". E Giorgetti: "Sto con Finanza e Capitaneria"

Cutro, soccorritori indagati. Il governo difende la Gdf
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Soccorritori indagati per la strage di Cutro del 26 febbraio 2023, quando morirono 94 migranti, tra cui 35 bambini, e ci furono numerosi dispersi. Il governo non ci sta e difende i 4 finanzieri e i 2 militari della guardia costiera accusati di naufragio colposo e omicidio colposo plurimo. Secondo i magistrati, la strage «si poteva evitare» se gli indagati avessero ponderato bene la situazione e, di conseguenza, avessero agito tempestivamente per scongiurare l'irreparabile. «Conosco la competenza e la dedizione di tutti gli appartenenti alla Guardia di finanza e alla Capitaneria di porto che, quotidianamente, profondono il massimo impegno nella straordinaria opera di salvataggio di vite umane e nel contrasto ai trafficanti di esseri umani commenta il numero uno del Viminale, Matteo Piantedosi -. Per questo, sono certo che nel prosieguo del procedimento giudiziario gli operatori di Crotone dimostreranno la loro estraneità rispetto ad ogni possibile responsabilità relativa al naufragio di Cutro. Auspico che anche per i servitori dello Stato valga il principio costituzionale di non colpevolezza fino a sentenza definitiva». Pure il ministro Giancarlo Giorgetti interviene in difesa dei soccorritori: «Grande rispetto per la magistratura, ne difendo operato e l'indipendenza. Allo stesso modo difendo con convinzione l'operato di Guardia di Finanza e Capitaneria di Porto, certo che hanno sempre agito esclusivamente per il bene pubblico come fanno ogni giorno insieme alle altre forze di polizia».

La pesante accusa di «grave negligenza, imprudenza e imperizia» grava su Giuseppe Grillo, capo turno della sala operativa del Comando provinciale della Gdf e del Roan di Vibo Valentia, Antonino Lopresti, ufficiale in comando tattico presso il Roan di Vibo Valentia, Alberto Lippolis, comandante Roan di Vibo Valentia, Nicolino Vardaro, comandante Gruppo aeronavale di Taranto, ufficiale di comando e controllo tattico, Francesca Perfido, ufficiale di ispezione in servizio presso l'Imrcc di Roma, e Nicola Nania, ufficiale di ispezione in servizio la notte del 26 febbraio a Reggio Calabria. Secondo la procura di Crotone, dopo la segnalazione di avvistamento da parte di Frontex del caicco «in condizioni di buona galleggiabilità» a 38 miglia da Le Castella, avrebbero sbagliato nel valutare il rischio e, di conseguenza, nella comunicazione alla guardia costiera. Se avessero agito «diligentemente» si sarebbero impiegati «assetti della Guardia costiera per l'intercetto del natante, sicuramente idonei a navigare in sicurezza», impedendo «che il caicco fosse incautamente diretto dagli scafisti verso la spiaggia di Steccato di Cutro e in prossimità si sgretolasse urtando contro una secca» dopo una virata del timoniere. Invece, il pattugliatore Barbarisi non mollò «mai gli ormeggi» per le cattive condizioni marine e, per lo stesso motivo, la motovedetta V5006 invertì la rotta. Il mondo politico si scatena: «Non giudichiamo nessuno colpevole fino alla sentenza della Cassazione» dice Matteo Renzi. E la sinistra si scatena. «Cosa dice il governo», urla Laura Boldrini.

E la segretaria del Pd Elly Schlein: «Chiediamo verità e giustizia da quando, nella notte tra il 25 e il 26 febbraio 2023, si è consumata una delle più grandi tragedie per numero di morti, qui, sulle nostre coste».

Un fatto è certo: la guardia costiera continua a salvare vite. Nel fine settimana, operando insieme a navi Ong, ha soccorso 423 migranti.

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