Il flop del "Dragon Age" woke fa la prima vittima: il capo del progetto lascia lo studio

Corinne Busche ha affermato che la sua è stata una scelta volontaria, ma in molti sono convinti che dietro l'addio vi sia il fallimento del gioco

Il flop del "Dragon Age" woke fa la prima vittima: il capo del progetto lascia lo studio
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In casa Bioware continuano i travagli legati a Dragon Age: The Veilguard, che sembra un’avventura dark fantasy più nella vita reale che all’interno dello schermo. La game director Corinne Busche, ha lasciato la casa di sviluppo dopo avervi trascorso ben 18 anni.

In un comunicato rilasciato ad Eurogamer, ha lasciato intendere che si sia trattato di una sua scelta, conseguenza di “un’offerta che non poteva rifiutare”. La donna non ha rilasciato ulteriori dettagli né sulla sua prossima destinazione lavorativa, né sul progetto in cui sarà inserita o il ruolo che rivestirà. Al momento, si sa solo che sarà un Rpg molto grande. Nonostante le sue affermazioni, è stata inevitabile la diffusione di congetture e ipotesi sul suo improvviso addio.

La più quotata è che esso sia stato una conseguenza delle scarse vendite di Dragon Age. Secondo alcune informazioni diffuse in rete, che non hanno ancora avuto conferme ufficiali da parte di Electronic Arts, il gioco avrebbe venduto appena un milione di copie tra pc e console, con 30mila resi. La stessa Busche, in un’intervista a Eurogamer, si era rifiutata di rivelare i dati in possesso del suo team, e questo non ha fatto altro che solidificare, tra i detrattori del quarto capitolo della saga fantasy, la convinzione che sia stato un disastro commerciale.

Per molti fan storici della casa di Edmonton e di Dragon Age, l’addio della game director sarà un grande sollievo. Busche, infatti, ha preso le redini del lungo e travagliato sviluppo di The Veilguard in corso d’opera e da molti è stata additata come la colpevole del mediocre risultato finale, sebben non pochi siano convinti che le responsabilità vadano molto più lontano.

L’accoglienza riservata dai fan a Veilguard è stata tiepida, ad essere generosi.

Una fetta di utenti hanno difeso a spada tratta la sua decisione di puntare tutto sull’inclusività, ma la maggior parte del popolo di internet ha criticato aspramente le forzature woke, la scrittura al di sotto del livello a cui Bioware ha abituato il suo pubblico, il gameplay da gioco per cellulare e la scelta di eliminare molte colonne portanti della lore di Dragon Age, una tra tutti il razzismo verso gli elfi, perché “scomodi” per la visione edulcorata e “sicura” del gioco che il team di sviluppo a voluto produrre.

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