Una cyber-guerra, dove a far male può essere più il clic informatico di un hacker che un razzo lanciato da una batteria missilistica. Il conflitto russo-ucraino si gioca anche con strumenti tecnologici mai usati in precedenza. Con un nuovo campo di battaglia: la rete. Dagli scontri in trincea agli attacchi informatici sul web. Come ben dimostrano i colpi messi a segno dal gruppo di Anonymous, che ha mandato in tilt le agenzie di stampa russe Tass, Fontanka e Rbk. Un clamoroso contrattacco nei confronti della disinformatija di Putin, partito dal web e che ha finito con hackerare siti governativi e tv (con la messa in onda di canzoni ucraine e video di guerra): quella stessa guerra che i media russi tentano in ogni modo di oscurare o edulcorare. Il messaggio dei pirati di Anonymous è tutto un programma: «I canali della tv di stato russa sono stati hackerati e ora trasmettono la realtà di ciò che sta davvero accadendo in Ucraina».
Sulla homepage della Tass e degli altri media colpiti è comparso un messaggio in cui si sollecitano i russi a «porre fine a questa follia. A non inviare i propri figli e mariti a una morte certa». Denunciando: «Putin ci costringe a mentire».
O meglio, spiegando più diffusamente nel comunicato comparso all'indirizzo web della testata russa Tass, firmato «Giornalisti indifferenti della Russia», la rivendicazione del gruppo di hacker Anonymous ha rilanciato un appello rimasto online alcuni minuti, prima di essere sostituito da un messaggio di errore. E che recitava: «Cari cittadini. Vi chiediamo di mettere fine a questa follia, non inviate i vostri figli e mariti a morte certa. Putin ci fa mentire e ci mette in pericolo».
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