Dai capigruppo alle consultazioni: tutte le tappe verso il nuovo governo

Dopo l'elezione dei capigruppo e dei componenti degli uffici di presidenza di Camera e Senato, giovedì 20 potrebbero prendere il via al Quirinale le consultazioni. Ecco tutte le tappe verso la formazione del nuovo governo

Dai capigruppo alle consultazioni: tutte le tappe verso il nuovo governo

Queste sono le ultime ore a disposizione di deputati e senatori per iscriversi ai gruppi parlamentari. Ore di attesa e relativa calma prima che entri nel vivo, a partire da domani, la settimana che porterà alla formazione del nuovo governo. Martedì 18 ottobre, infatti, i gruppi saranno convocati a Montecitorio e Palazzo Madama, rispettivamente alle 15 e alle 14, per l’elezione dei presidenti, che parteciperanno alle consultazioni.

L'elezione dei capigruppo alla Camera e al Senato

Per Lega e Fratelli d’Italia si va verso la riconferma degli uscenti: Riccardo Molinari alla Camera e Massimiliano Romeo al Senato per il partito di Matteo Salvini, Francesco Lollobrigida alla Camera e Luca Ciriani al Senato per quello di Giorgia Meloni. Forza Italia dovrebbe rieleggere Paolo Barelli a Montecitorio, mentre a coordinare i senatori a Palazzo Madama potrebbe approdare Licia Ronzulli.

Stessa squadra anche per il Movimento 5 Stelle con Francesco Silvestri e Mariolina Castellone, mentre il Terzo Polo dovrebbe eleggere Matteo Richetti capogruppo alla Camera e Raffaella Paita al Senato. Resta l’incognita del Pd, dove è ancora aperta la partita alla Camera tra l’uscente Debora Serracchiani e Anna Ascani, e tra Simona Malpezzi, Valeria Valente e Anna Rossomando al Senato.

La partita delle vice presidenze

Mercoledì, invece, le Camere dovranno eleggere rispettivamente quattro vice presidenti, tre questori e otto segretari. Cariche che spettano in parte, per prassi, all’opposizione. Un passaggio che si preannuncia turbolento. Da giorni Matteo Renzi e Carlo Calenda denunciano l’esistenza di un patto tra Pd e M5S per escludere il terzo polo dagli incarichi istituzionali a disposizione delle minoranze. "Quelli che si stanno accordando con la maggioranza sono gli stessi che accusano noi di volere le poltrone. Io dico solo che gli accordi istituzionali devono garantire tutte le minoranze. Se Pd e Cinque Stelle ci tenessero fuori sarebbe un atto di gravità inaudita, atto che dovremmo immediatamente porre alla attenzione del Presidente della Repubblica", scrive il leader di Italia Viva nella sua e-news.

E l’alleato di Azione incalza: "Se Pd e M5S, come sembra, faranno l’accordo per spartirsi tutte le vice presidenze di Camera e Senato destinate all’opposizione, noi non parteciperemo al voto". I nomi che circolano per le vice presidenze sono quelli di Anna Rossomando e Anna Ascani, ma anche Nicola Zingaretti, in quota Pd, e di Stefano Patuanelli e Chiara Appendino per il M5S. I grillini dovrebbero ottenere la commissione di Vigilanza Rai e il Pd il Copasir (le indiscrezioni parlano di Enrico Borghi o dell’ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini). In casa Dem, però, qualcuno nei giorni scorsi aveva ipotizzato che il sostegno a La Russa da parte di una pattuglia di senatori di opposizione fosse collegato proprio all’assegnazione di una delle cariche al Terzo Polo.

Le consultazioni e la formazione del nuovo governo

Una volta eletti gli uffici di presidenza, il Parlamento entra nel pieno delle sue funzioni e potranno partire le consultazioni per la formazione del nuovo esecutivo. La data segnata sul calendario è quella di giovedì 20 ottobre. Il capo dello Stato, Sergio Mattarella, telefonerà al presidente emerito Giorgio Napolitano dallo studio alla Vetrata, dove riceverà i presidenti di Camera e Senato e le delegazioni dei partiti. Sulla base dell’esito di questi incontri il presidente, come previsto dall’articolo 92 della Costituzione, nominerà il premier in pectore.

Se il centrodestra si presentasse compatto, come annunciato al termine dell'incontro di lunedì pomeriggio tra Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni, è possibile che la leader di Fdi venga incaricata già venerdì 21 di formare il nuovo esecutivo. A quel punto, potrebbe conferire nuovamente con i leader dei partiti, per poi tornare al Colle con la lista dei ministri in tasca (la leggerà all’uscita dello studio della Vetrata) e sciogliere la riserva. La tappa successiva è quella del giuramento, che potrebbe avvenire da sabato 22 a martedì 25. Il nuovo premier sarà accolto a Palazzo Chigi da quello uscente, che nel salone delle Galere, al primo piano, consegnerà la campanella, con cui viene dato il via alla riunione del Consiglio dei ministri, al successore.

Il primo Consiglio dei ministri e il voto di fiducia

Il nuovo Consiglio dei ministri nomina il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e il Segretario del Consiglio e assegna le deleghe ai ministri senza portafoglio. Da quel momento il governo è ufficialmente in carica e il nuovo presidente, dopo un paio di giorni si presenta alle Camere con un discorso programmatico per chiedere la fiducia. Il governo stavolta dovrebbe nascere alla Camera dei Deputati, dove basteranno 201 sì. Al Senato, invece, per ottenere la maggioranza ce ne vorranno 104. Una volta ottenuta la fiducia l’esecutivo entrerà nel pieno delle sue funzioni.

Nel caso in cui permanessero le frizioni all’interno della maggioranza di centrodestra le opzioni percorribili sono quelle di un secondo giro di consultazioni o del conferimento di un incarico esplorativo.

Ma al Quirinale non si fanno programmi finché i capi delegazione non arriveranno al Colle. E se nel 2018 ci vollero 88 giorni per formare il governo Conte I, segnando il record nella storia della Repubblica, l’auspicio e che in questo caso i tempi siano nettamente inferiori.

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