Ecco la prima taglia (500 euro) sui «furbetti del contagio»: cioè quei ristoratori «rei» di non rispettare gli orari di chiusura previsti dal coprifuoco anti-Coronavirus. Accade in Germania, tra l'indifferenza dei media locali e il tentativo da parte di forze dell'ordine e istituzioni di censurare il «manifesto della vergogna» (nella foto).
Si tratta di un «avviso pubblico» comparso ieri in un quartiere-focolaio di Berlino e di cui Il Giornale è venuto in possesso grazie alla segnalazione di un italiano che vive e lavora nella capitale tedesca. La sua testimonianza su Facebook, rilanciata dal sito angeloma.it, apre uno scenario nuovo sui livelli parossistici cui rischia di arrivare la sindrome della «caccia all'untore-Covid».
Un'iniziativa lanciata dalla Dehoga, l'associazione federale degli hotel e ristoranti tedeschi; per essere in pieno Far West manca solo la dicitura Wanted, ma ci manca poco. La locandina recita testualmente: «Cari cittadini, Il rispetto della chiusura dalle 23 alle 6 vale ai fini dell'arginamento della pandemia. Vi preghiamo di comunicarci i locali che sono aperti dopo le 23. Le regole in vigore salvano vite. Il vostro non rispetto delle regole è un reato, non una trasgressione perdonabile. Vi preghiamo di comunicarci le infrazioni al num.(030) 4664-4664. La Dehoga, scesa affianco al Governo in questa lotta, ha offerto una ricompensa fino a 500 euro per ogni dimostrazione di colpevolezza». Insomma, in Germania siamo ben oltre le «segnalazioni» ipotizzate (e smentite) dal nostro ministro della Salute, Roberto Speranza; ben al di là dei «controlli di polizia» (anch'essi ipotizzati e smentiti) nelle case degli italiani per controllare se venga sforato il quorum dei partecipanti a colazioni, pranzi, cene e merende. Per non parlare delle feste private dal numero contingentato, mentre sui mezzi pubblici rimane consentito viaggiare come su un carri bestiari.
Una
situazione paradossale ben rappresentata ieri da una vignetta di Ellekappa con uno che fa: «Non si può fare una festa con più di sei persone», e l'altro che gli risponde: «Se vuoi una cosa in grande organizzala su un autobus».
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