Dai travaglisti ai progressisti, come rosicano gli anti-italiani

Domenica notte a festeggiare per la vittoria della Nazionale non c'erano proprio tutti. C'era qualcuno che, come diciamo a Roma, "stava a rosicà"

Dai travaglisti ai progressisti, come rosicano gli anti-italiani

Domenica notte a festeggiare per la vittoria della Nazionale non c'erano proprio tutti. C'era qualcuno che, come diciamo a Roma, «stava a rosicà». Sono quelli che avevano puntato sulla sconfitta della Italia, un po' per alterigia verso il nostro Paese un po' per simpatia verso altri. Il più tenace anti italiano, nel senso della Nazionale, è stato il direttore del Fatto, Travaglio per cui un eventuale trionfo agli Europei sarebbe stata l'apoteosi di Figliuolo e di Draghi. Ora l'incubo del Fatto ha preso vita. Si tratta di un atteggiamento non nuovo: durante la guerra fredda i militanti comunisti tifavano per la Ddr o per la Cecoslovacchia e gli ex parlamentari di sinistra inveivano contro il calcio, oppio per le masse obnubilate dal «regime democristiano».

Ma che una vittoria della Nazionale rafforzi un esecutivo non è affatto detto: pochi giorni dopo la vittoria del 1982 il governo Spadolini cadde, mentre nel 2006 il podio degli Azzurri non diede molto respiro al nuovo e però già claudicante esecutivo Prodi. Il fatto è che politicizzare lo sport è sempre operazione inutile, prima ancora che stupida. Proprio come quella di alcuni deputati Pd per i quali domenica avrebbe vinto meno l'Italia e più l'Unione europea. Una sciocchezza sesquipedale.

E qui veniamo alla seconda tipologia dei rosicatori, annidati questa volta dalle parte del Pd e dei giornali vicini a quel partito. Fin da subito, a cominciare dal segretario Letta, hanno stalkerizzato gli Azzurri, chiedendo di inginocchiarsi contro il razzismo subito dagli afro americani. Poi hanno continuato a lamentare che gli Azzurri erano troppo bianchi (di pelle), troppo italiani etnicamente, mentre a loro dire le squadre migliori erano multi etniche (cioè con tanti calciatori di colore). A quel punto restavano solo due squadre diversamente politicamente scorrette: quella italiana, troppo bianca, e quella inglese, multi etnica si, ma emblema della Brexit.

Su Repubblica abbiamo letto tuttavia che si trattava di «squadra progressista» (e quindi si presume da tifare). Se i rosicatori contiani in strada non c'erano, quelli piddini li abbiamo comunque individuati: si erano dimenticati di togliersi la mascherina della Francia.

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