Si fa presto a dire un mese e mezzo, ma per Silvio Berlusconi questi 45 giorni al San Raffaele non passavano mai. Il leader di Forza Italia, sempre abituato a stare in prima fila sulla scena, ad intervenire sulle sorti del Paese e del partito, oltre che della famiglia e delle aziende, ha sofferto l'isolamento obbligato causa malattia come un'interruzione della sua missione.
Tutto è iniziato il 5 aprile e con grande allarme. Ma dopo i primi giorni in terapia intensiva, curato per una polmonite nel quadro di una leucemia cronica, il Cavaliere ha incominciato già di là a scalpitare per riannodare i fili con l'esterno dell'ospedale. Le telefonate, anche in piena notte, ad amici, familiari e collaboratori politici, e le poche visite, hanno dimostrato che voleva informarsi, che cercava di tornare al passo, di dirigere, dare ordini e consigli.
Già l'8 aprile, mentre era in terapia intensiva, il suo fedelissimo consigliere Gianni Letta dopo una visita annunciava: «L'ho trovato meglio di quanto pensassi, vuole tornare in campo. Gli possiamo fare un augurio di buona Pasqua perché la strada della rinascita, se non della risurrezione, è stata imboccata».
Doveva passare un po' di tempo, però, i medici erano cauti e vari di bollettini medici. Ma 16 dello stesso mese, la svolta: Berlusconi veniva trasferito in un reparto di degenza ordinaria, nel padiglione Q della struttura. Lì incominciava ad organizzare la suite ospedaliera al sesto piano come uno studio dove riappropriarsi del suo ruolo pubblico.
Tutti quelli che andavano a trovarlo descrivevano l'ex premier, 86 anni, come un leone in gabbia all'inizio ma poi concentrato moltissimo sul lavoro. E il 6 maggio, quando in pochi davvero ci credevano, ecco che Berlusconi ricompare in pubblico nel lungo videomessaggio alla Convention di Fi a Milano, organizzata da Tajani. Camicia scura sotto il suo classico doppiopetto, i segni della malattia, qualche piccolo inciampo nel parlare, ma parla ai dirigenti e agli elettori e dimostra ai fan che il capo c'è, è sempre lucido e determinato.
Giorno dopo giorno già da tempo le visite preoccupate dei figli, da Maria e Piersilvio a Barbara, Eleonora e Luigi e del fratello Paolo, insieme all'amico fraterno Fedele Confalonieri, con i loro abbracci addolorati, avevano hanno lasciato spazio a colloqui più distesi e poi addirittura ad incontri di lavoro, anche se con amici, fino a quello di 5 giorni fa con ambedue gli alleati, la premier Giorgia Meloni e qualche ora dopo il suo vice e ministro per le Infrastrutture, il Capitano della Lega Matteo Salvini. Quando i tre del centrodestra si sono rivisti, il leader di Fi aveva da poco diffuso il suo secondo videomessaggio, un appello al voto alla vigilia delle elezioni amministrative. Un altro segnale di ritorno alla vita pubblica.
E subito dopo, il 16 maggio , ecco al San Raffaele, risultati alla mano, il suo braccio destro azzurro Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, per analizzare i consensi nelle urne, pianificare l'uscita del leader dall'ospedale, il ritorno al lavoro nella villa di Arcore e l'azione dei prossimi giorni, settimane, mesi, anni...
Chi non si è mai vista, in questi 45 giorni è stata la compagna di Berlusconi e deputata di Fi, Marta Fascina (nel tondo).
È entrata con lui in ospedale il 5 aprile ed è stata come inghiottita da un buco nero, non è più uscita, non ha fatto dichiarazioni, non è filtrato un commento o un'indiscrezione. Solo che, a trovare Silvio ogni tanto arrivava anche il padre di Marta, Orazio e una volta la moglie. Lei è ricomparsa solo ieri, nell'auto blu accanto al Cav, all'uscita dal San Raffaele.
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