«Se la Ragioniera generale dello Stato arriva dalla Corte dei Conti e non dalla Banca d'Italia, è un peccato mortale? Ok, ho compiuto un peccato mortale. Siccome è brava, lo dicono tutti, io ho pensato di indicarla». Il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, ieri in conferenza stampa, ha difeso la scelta di indicare il capo dell'ufficio legislativo del Mef, la consigliera della Corte dei Conti Daria Perrotta (in foto), come nuovo Ragioniere generale dello Stato. «Ha lavorato anche per governi non di centrodestra, anzi diciamo così, chiamiamoli rossoverdi. Se volevano fare polemica quelli delle opposizioni dovevano cercare un altro terreno», ha tagliato corto il ministro. La 47enne Perrotta è la prima donna ad assumere il prestigioso incarico che comporta la vidimazione tramite bollinatura delle leggi proposte da Parlamento e governo, ossia il visto di coerenza con le risorse finanziarie disponibili. Non si tratta certo di un profilo politico anche se il ministro Giorgetti ne ha sempre apprezzato il modo di lavorare e l'ha voluta con sé a Via XX Settembre. Formazione con il massimo dei voti fin dalla maturità classica al Liceo Massimo di Roma, lo stesso di Mario Draghi; poi la laurea in Scienze politiche alla Luiss e in Giurisprudenza a Urbino, Perrotta ha una lunga esperienza istituzionale, a partire dall'attività in commissione Bilancio alla Camera dal 2000 al giugno 2020. È stata anche consigliere giuridico di Maria Elena Boschi quando era ministro per le riforme del governo Renzi nel 2015-16; è stata anche coordinatore delle attività dell'Ufficio di segreteria del Consiglio dei Ministri nel primo governo Conte e consigliere per gli Affari Economici del ministro della Cultura Dario Franceschini. Poi, con il governo Draghi è stata nominata capo di Gabinetto a Palazzo Chigi nel 2021 e ha ricoperto il ruolo di sostituto procuratore generale presso la Procura lombarda della Corte dei Conti.
Insomma, se c'è un termine che non si può usare è «lottizzazione», il concetto che il Pd ha fatto filtrare definendo il nuovo ragioniere una «fedelissima» del ministro. Certo, il rapporto di fiducia reciproca è notorio, ma il curriculum parla chiaro. E, d'altra parte, non si poteva proseguire con il predecessore Biagio Mazzotta che aveva sottostimato la portata del Superbonus 110% che alla fine è costato 175 miliardi di euro devastando il bilancio pubblico. Non che la colpa sia tutta di Mazzotta, i governi precedenti sapevano benissimo che la misura avrebbe creato una voragine.
Lo aveva detto l'Ufficio parlamentare di Bilancio nel 2020 e lo aveva più volte ripetuto la Corte dei Conti sin dal 2021. Ma occorreva un surplus di senso di responsabilità della Ragioneria le cui stime erano troppo soft. Ora Mazzotta presiede Fincantieri. A Perrotta il compito di aiutare Giorgetti a far quadrare i conti.
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