Dazi, ansia Ue: "A rischio 9.500 miliardi"

Trump tira dritto, l'Europa prova a tutelarsi alzando le tasse su acciaio e alluminio

Dazi, ansia Ue: "A rischio 9.500 miliardi"
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«Il 2 aprile è un giorno di liberazione per il nostro Paese», ha detto domenica Donald Trump parlando con i giornalisti a bordo dell'Air Force One. E aggiungendo di non avere «alcuna intenzione» di allentare i dazi su acciaio e alluminio. Anzi, ha raddoppiato la promessa di imporre dazi reciproci. A Bruxelles cercano di correre ai ripari con un piano d'azione per l'acciaio che verrà presentato domani.

Dall'ultima bozza del documento emerge che, alla luce della «situazione eccezionale» scatenata dai dazi al 25% introdotti da Trump, la Ue intende proporre «entro il terzo trimestre 2025» tutele a lungo termine per l'acciaio per garantire «un livello appropriato di protezione alle frontiere oltre il 30 giugno 2026». Ma, viene aggiunto, è probabile che gli effetti negativi correlati al commercio «vengano esacerbati, poiché un numero crescente di Paesi terzi sta adottando misure volte a limitare le importazioni nei propri mercati, con il risultato che il mercato dell'Ue diventa il principale bacino di utenza delle sovracapacità globali». La Commissione valuta, inoltre, l'apertura di un'indagine sul mercato dell'alluminio per introdurre «eventuali misure di salvaguardia» che prevedano come per l'acciaio restrizioni temporanee all'import per scongiurare il dumping da Paesi terzi.

Nel frattempo, l'American Chamber of Commerce to the European Union (che rappresenta le aziende americane che operano nel Vecchio Continente) ha fatto i conti di quanto può costare l'escalation della guerra delle tariffe scatenata dalla Casa Bianca contro l'Europa. Ebbene, ad essere minacciata è una relazione commerciale che vale 9.500 miliardi di dollari in scambi e investimenti bilaterali. Secondo l'associazione, i rischi legati ai dazi vanno al di là dei beni che sono direttamente tassati. Nel mirino ci sono anche gli investimenti transatlantici, che hanno tre volte più valore. Nel rapporto di AmCham Ee si legge che il commercio bilaterale di beni tra Usa e Europa, incluso però anche il Regno Unito, ha raggiunto un record di circa 1,3 trilioni di dollari l'anno scorso, mentre il commercio totale di servizi tra le due economie è stato stimato in oltre 750 miliardi di dollari. Secondo le stime del rapporto, le vendite delle affiliate europee negli Stati Uniti hanno probabilmente superato i 3,5 trilioni di dollari e le vendite delle affiliate statunitensi in Europa hanno probabilmente superato i 4 trilioni di dollari l'anno scorso.

All'allarme lanciato dalla camera di commercio Usa si aggiunge quello dell'Ocse. Nelle prospettive Economiche Intermedie dell'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, presentate ieri a Parigi, si legge che la crescita globale scenderà «dal 3,2% nel 2024, al 3,1% nel 2025 e al 3,0% nel 2026, con barriere commerciali più elevate in diverse economie del G20 e una maggiore incertezza geopolitica e politica che grava sugli investimenti e sulla spesa delle famiglie».

Sotto la lente dell'Ocse c'è anche l'Italia che è un Paese «molto esportatore». Quindi, «se il pianeta diventa più protezionista ovviamente l'Italia ne soffrirà», ha detto ieri in conferenza stampa il capo economista dell'Ocse, Alvaro Santos Pereira.

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