Un urlo da Palazzo San Giacomo: la legge Severino vale solo per Silvio Berlusconi. E così Luigi De Magistris è tornato ad essere il sindaco di Napoli. Dopo 29 giorni da «sindaco sospeso», in virtù della norma anti-corruzione che porta il nome dell'ex ministro della Giustizia del governo Mario Monti, e che era stata applicata a seguito della sentenza «Why not» che ha visto la condanna dell'ex pm a un anno e tre mesi per abuso di ufficio. Ieri Giggino ha di nuovo diretto la «sua» giunta. Il rifondaiolo Tommaso Sodano ha lasciato le sue funzioni di «reggente» e ieri ha passato le consegne per tornare a fare il vicesindaco.
Il Tar della Campania ha dato ragione all'ex magistrato d'assalto, sconfessando il ministro dell'Interno Angelino Alfano che aveva sollecitato l'emissione del provvedimento di sospensione, il prefetto di Napoli, Francesco Musolino (che lo aveva emesso) ma soprattutto la tanto contestata legge Severino e la questione della retroattività, sollevata dai legali del Comune: e così gli atti sono stati inviati alla Corte Costituzionale per «non manifesta infondatezza della questione di legittimità costituzionale degli articoli 10 e 11 del decreto legislativo 235», sospendendo così l'efficacia del provvedimento fino alla prossima decisione della Consulta.
È la prima volta che un Tribunale amministrativo regionale accoglie il ricorso presentato da un pubblico amministratore condannato e sospeso dalle sue funzioni in base alla Severino. La vittima più illustre di questa legge pasticciata è stato il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, dichiarato decaduto dalla carica di senatore, seguito dal presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti, da diversi consiglieri comunali e da sindaci di piccoli centri. Uno di questi è Fabiano Amati, ex consigliere e prima ancora assessore regionale pugliese. «Il caso De Magistris mi porta amarezza - sottolinea Amati - due ricorsi per l'impugnazione della sospensione con gli stessi motivi vengono decisi in modo diametralmente opposto».
Spiega l'avvocato Giuseppe Russo, uno dei legali che aveva sollevato nel ricorso la questione della retroattività della Severino: «Prima di decidere sulla vicenda di De Magistris, bisogna capire se la legge Severino è costituzionale», come ha sempre sostenuto il Cavaliere. Per Daniela Santanchè (Forza Italia) «la sentenza di oggi del Tar dimostra che la Severino è un mostro giuridico e il Parlamento deve affrettarsi a distruggerlo». «Un caso che ora potrebbe fare scuola fa eco l'ex ministro Mariastella Gelmini l'ordinanza del Tar ha aperto una falla enorme nel nostro ordinamento giudiziario».
Per il giurista Gianluigi Pellegrino «l'ordinanza del Tar che rinvia gli atti alla Consulta fa leva sulle stesse pretese già agitate contro la legge Severino da Berlusconi. Quindi, paradossalmente, da De Magistris arriva ora un assist politico a Berlusconi. I due casi sono diversi ma i principi di fondo sono analoghi e riguardano la retroattività. Berlusconi, infatti, sosteneva che nei suoi confronti non poteva intervenire una decadenza da senatore per atti compiuti prima che intervenisse la legge Severino».
Alla Corte Costituzionale serviranno tra sei mesi e un anno per valutare le questioni sollevate dal Tar della Campania. Giggino ha festeggiato il reintegro parlando in dialetto napoletano ai cronisti: «Continuerò a fare il sindaco di strada».
Come? Mostrandosi alle telecamere, ad esempio, mentre fa il netturbino. Ma di strade da riparare, città da ripulire, trasporti a rilento e traffico maledetto, neppure una parola. Ci penseranno i napoletani alle urne.carminespadafora@gmail.com
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