A tre giorni da un passaggio importante nella vicenda dei dossier trafugati dai computer della Direzione nazionale antimafia, con il comandante della Guardia di finanza convocato dalla commissione parlamentare d'inchiesta, è direttamente il presidente del Consiglio Giorgia Meloni a intervenire sullo scandalo: «Conosciamo la punta di un iceberg, sono più che preoccupata, molto indignata di qualcosa che purtroppo aleggiava».
Per la premier «bisogna andare fino in fondo, la questione è più ampia, ci sono stati gruppi di potere che hanno utilizzato informazioni riservate per interessi propri. Bisogna tirare fuori i responsabili e soprattutto i loro mandanti».
La vicenda coinvolge in pieno Federico Cafiero de Raho, capo della Dna quando il mercato delle informazioni iniziò a dilagare e oggi deputato dei 5 Stelle. «Cafiero - dice ieri Davide Faraone di Italia Viva - dovrà assolutamente essere sentito dalla Commissione Antimafia».
Il problema è che è la commissione di cui egli stesso è vicepresidente: «Ma lui deve astenersi dai lavori. Credersi innocente è legittimo - spiega Faraone - ed è un motivo in più per astenersi dai lavori della commissione. Abbiamo chiesto un passo indietro a de Raho dalla commissione, facendo appello alla sua sensibilità istituzionale. Insistiamo soprattutto dopo le dichiarazioni di Laudati».
Cafiero de Raho per ora rifiuta di autosospendersi dai lavori dell'Antimafia. Il problema è che sul tavolo della commissione non ci sono solo i comportamenti illegali del finanziere Pasquale Striano e del pm Antonio Laudati, avvenuti sotto la sua gestione, ma anche l'operazione di cui fu direttamente protagonista, la centralizzazione delle sos in una struttura apposita della Dna, sottraendole alla disponibilità di tutte le altre procure. Unico ente a condividere con la Dna le informazioni riservate era il Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza: anche del ruolo svolto da quel nucleo dovrà parlare venerdì il generale De Gennaro, quando andrà a sedersi davanti alla commissione.
«E De Gennaro - dice ancora Davide Faraone - potrà raccontarci meglio i compiti affidati al tenente
Striano. Ha notato? Del possessore del bancomat, l'opinione pubblica sa poco o nulla. Una condizione quella di Striano, che da garantista mi soddisfa pure, ma temo che sia dovuto al fatto che il luogotenente sia ben protetto».
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