Mosca dribbla, per ora, il default tecnico. Dopo una giornata ad alta tensione con il Cremlino da una parte che rassicurava sull'avvenuto pagamento (in gioco interessi per 117 milioni di dollari su due bond in scadenza) e i bondholder, dall'altra, che dichiaravano di non aver ricevuto nessun accredito, Morgan Stanley (banca controparte) ha sciolto ogni dubbio: «Abbiamo ricevuto il pagamento del debito russo, lo abbiamo elaborato e inviato a Citibank, che ha il ruolo di agente di pagamento dei bond» ha chiarito il colosso Usa all'agenzia Bloomberg. Le sanzioni al momento quindi sembrano non aver intaccato la capacità finanziaria di Mosca come molti analisti prevedevano.
Anzi, lunedì Mosca ha dato mandato alla filiale londinese della banca americana Citi di procedere. Ma per effetto delle sanzioni, il pagamento è rimasto a lungo bloccato. «Attualmente il pagamento è in fase di elaborazione e finora non abbiamo avuto indicazioni sul fatto che sia andato o meno a buon fine. Ma sappiamo che la banca è in contatto con l'Ofac (l'autorità americana di controllo dei beni stranieri, ndr) e ci ha chiesto le informazioni necessarie sullo scopo del pagamento. Quindi stiamo aspettando informazioni dalla nostra banca» spiegava Anton Siluanov, il ministro delle Finanze. E ieri il ministero ha comunicato che l'ordine di pagamento presso Citi risultava «eseguito». Tra oggi e domani, dunque, i soldi arriveranno effettivamente ai creditori.
Ala fine dunque Vladimir Putin ha scelto di non pagare in rubli il suo debito, come paventato con un decreto del 5 marzo, ma ha onorato il pagamento in dollari rovesciando tutte le previsioni degli analisti e delle agenzie di rating: il pagamento in rubli avrebbe fatto scattare il default. La partita non è però del tutto archiviata. La prossima data chiave sarà ora quella del 4 aprile quando arrivano a scadenza bond per una cifra decisamente più elevata: 2 miliardi di dollari.
Uno step decisamente più impegnativo.
«Fin dall'inizio, abbiamo detto che la Russia ha tutti i mezzi e il potenziale necessari per non portare la situazione al default. E, in infatti, probabilmente non ci saranno default, perché la Russia ha i fondi necessari. Qualsiasi default che potrebbe ipoteticamente sorgere potrebbe essere puramente artificiale», ha sostenuto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov citato da Ria Novosti. L'ammontare complessivo dei titoli governativi russi denominati in dollari è relativamente modesto, circa 40 miliardi di dollari. Ce ne sono altri 105 che fanno a capo a società per lo più a controllo pubblico. In testa il colosso del gas Gazprom, circa 30 miliardi.
In questo contesto di continua incertezza, chiusura contrastata per le Borse europee e comunque ben sopra i minimi di seduta sulla scia del
recupero di Wall Street. In Piazza Affari il Ftse Mib ha chiuso in calo dello 0,66%, a Francoforte il Dax40 ha terminato in calo dello 0,36% mentre a Parigi il Cac40 è salito dello 0,36% e ad Amsterdam l'Aex dello 0,56%.
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