La politica in rivolta contro spie e dossier. L'inchiesta perugina sulla presunta centrale di dossieraggio in azione su politici, manager, vip e imprenditori ricompatta i partiti, pronti a chiedere audizioni a raffica per far luce sulla vicenda. Nata dalla denuncia del ministro della Difesa Guido Crosetto e incentrata sugli accessi abusivi ai sistemi informatici che avrebbe effettuato il maresciallo della guardia di Finanza Pasquale Striano, all'epoca in organico alla Direzione nazionale antimafia.
Ora ad alzare il livello d'allarme è la lettera che il procuratore antimafia Giovanni Melillo e il procuratore di Perugia Raffaele Cantone hanno scritto a Csm, Commissione antimafia e Copasir per chiedere di valutare «con l'urgenza del caso» una loro audizione, per «fornire le informazioni relative al caso necessarie alle valutazioni riservate a ciascuna delle istituzioni». E le due istituzioni ospiti di Palazzo San Macuto rispondono presente. Oggi si riunirà l'ufficio di presidenza della Commissione Antimafia per valutare la richiesta. E anche il Copasir, che già all'alba del caso aveva chiesto alla procura di Perugia elementi che rientrassero nelle sue competenze, ha fatto sapere che convocherà al più presto Melillo e Cantone. Il deputato azzurro Giorgio Mulé attacca: «Se con un'inchiesta non ancora conclusa, dunque protetta dai vincoli di riservatezza e segretezza, il Procuratore della Repubblica di Perugia e il Procuratore nazionale Antimafia avvertono la necessità di riferire con la massima urgenza a tre istituzioni di controllo, garanzia e indirizzo appartenenti a poteri diversi dello Stato, c'è all'evidenza materia per temere l'esistenza di un attentato alla democrazia italiana o, quantomeno, del tentativo di deviarne il corso». Le due «auto-convocazioni», per l'esponente di Forza Italia, dovrebbero bastare per «spingere chiunque a evitare di schierarsi, a esempio, nella difesa di una presunta libertà di stampa che nulla ha a che spartire con questo indecente verminaio». Anche il capogruppo azzurro in Senato, Maurizio Gasparri, invita a non sottovalutare la «vicenda che investe la Procura nazionale antimafia». «È difficile pensare che un singolo esponente della Guardia di Finanza abbia deciso questo rastrellamento di notizie illegali». La Lega di Matteo Salvini, con una nota, chiede al Copasir di audire i vertice «passati e presenti» della Guardia di Finanza. Ma anche quelli «dell'antimafia». Da Italia Viva la coordinatrice Raffaella Paita assicura che, «come membro della commissione Antimafia sarà mia cura andare fino in fondo a questa vicenda», un «vulnus democratico gravissimo e preoccupante». E mentre tra gli 800 spiati fa sentire la sua amarezza Francesco Vaia, direttore generale della Prevenzione sanitaria del ministero della Salute, mentre il virologo Giorgio Palù, ex presidente Aifa, si dice «non tranquillo ma tranquillissimo», anche il Pd si schiera per la chiarezza, con il capogruppo dem in Antimafia Walter Verini e la responsabile legalità Vincenza Rando che invitano ad «accogliere subito» la richiesta di audizione di Cantone e Melillo per «un contributo di chiarezza e di rigore». In trincea anche i pentastellati, che ricordano come tra gli spiati ci sarebbero anche «il leader Giuseppe Conte e la sua compagna».
E se il responsabile informazione del Pd Sandro Ruotolo esprime la sua solidarietà ai cronisti del Domani indagati, il deputato leghista Luca Toccalini replica: «Sacrosanto il diritto a informare i cittadini. Come è sacrosanto il diritto a non vedere violati i propri diritti di cittadini» con un dossieraggio abusivo. «Ruotolo e compagni - conclude - dicano se i diritti, per la sinistra, funzionano a corrente alternata».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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