Il design di Colombo al museo al Quirinale

Le lampade firmate dall'architetto selezionate tra le opere in esposizione

Il design di Colombo al museo al Quirinale

«Nel mondo della creatività contemporanea, piuttosto spesso appiattita da rigide regole di mercato, Carlo riesce ad esprimere se stesso senza mai dimenticare i reali bisogni della gente». Carlo, è Carlo Colombo, architetto di fama internazionale, e chi parla di lui è Giulio Cappellini, architetto, designer, imprenditore, scopritore di talenti, eletto da Time tra i dieci trendsetter più importanti al mondo. Una unione professionale che risale nel tempo, tanto che per Giulio Cappellini, Colombo disegna il suo primo pezzo nel 1993: il letto Kyoto, presentato al Salone del Mobile di Milano lo stesso anno. Da quel momento in poi Colombo firma centinaia di progetti, frutto della collaborazione con le più importanti aziende di settore come Poliform, Flexform, Giorgetti, Cappellini, Artemide, Antonio Lupi, Bentley Home, Flou, solo per citarne alcuni. Un lavoro costante, sempre in crescita e che lo ha visto protagonista al Quirinale, a fine settembre, dove le sue lampade sono state scelte, tra altri pezzi, per far parte del Museo Permanente del Quirinale e che testimoniano il meglio del design e delle opere d'arte italiane. «È un riconoscimento importantissimo - spiega Colombo - Ho sempre portato avanti in tutto il mondo il design e il made in Italy, sia negli atenei delle università che all'ordine degli architetti, dall'Australia all'Inghilterra». Un inscindibile legame con l'arte. «Un architetto o un designer come me non può fare questo lavoro se non è legato al mondo dell'arte, a una comunicazione fatta di linguaggi. Architettura, scultura, pittura e design rappresentano un linguaggio. Pensiamo a Picasso, Brunelleschi o Michelangelo, non trovo grande distinzione tra le opere di un pittore, di uno scultore o un designer piuttosto che di un architetto perché entrambi esprimono un linguaggio. Se aggiungiamo Kandinsky o Fontana, sono riconoscibili attraverso dei segni». Il linguaggio di Carlo Colombo si esprime attraverso la purezza del disegno e dal grado di sofisticazione del prodotto. «È una sorta di equilibrio come su una lama di rasoio; alla fine essere semplici non vuol dire essere banali e la banalità nella sua semplicità viene tolta e vanificata dalla ricerca maniacale del dettaglio e dei materiali che completano l'opera.

La forma può essere semplice ma sofisticata quando diventa un progetto. Cerco sempre di mettere un tocco di ironia e di memoria che sono gli elementi fondamentali anche per la buona riuscita commerciale di un prodotto».

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