Inutili gli appelli all’unità di Luigi Di Maio. All’indomani del voto online che ha salvato Matteo Salvini dal processo per il caso della nave Diciotti i dissidenti non si arrendono.
Altro che caso chiuso. I duri e puri del Movimento sono decisi a tenere il punto, anche se questo dovesse condurre ad uno scontro con il loro capo politico. Dopo il voto della giunta per le immunità del Senato la palla passerà, alla fine di marzo, all’aula di Palazzo Madama. La maggioranza dovrebbe essere blindata e i senatori dovrebbero confermare il no alla richiesta dell'autorizzazione a procedere nei confronti del ministro dell'Interno, Matteo Salvini. Ma i pasdaran dell’ortodossia grillina già minacciano di voler votare secondo coscienza.
“Se vogliono far entrare la Meloni in maggioranza facciano pure”, minacciano Elena Fattori, Matteo Mantero e Paola Nugnes, che hanno scelto di collocarsi tra “quel 40% che ha deciso di non piegarsi alla Lega”. Insomma, secondo le indiscrezioni che circolano, dovrebbero essere cinque o sei i rappresentanti grillini che non rispetteranno la volontà della base che ha votato sulla piattaforma Rousseau e che sono pronti anche a sfidare le minacce di espulsione. “Il 41% degli iscritti, che è un numero enorme, chiede ai vertici un cambio di passo e il ritorno ai principi del M5S”, ragiona il presidente della commissione Cultura della Camera, Luigi Gallo.
E dalle pagine dell'Huffington Post la Nugnes sfida i vertici del Movimento e ribadisce l’inopportunità della consultazione online. “Questo voto, non previsto dallo statuto, avrebbe messo la rete in condizione di smentire sé stessa visto che su questo punto si è già espressa nel voto di partecipazione alla stesura del programma, nostro unico candidato e nostro unico vincolo di mandato”, scrive la senatrice grillina sul suo blog, denunciando il silenzio di Di Maio dinanzi alle critiche mosse dai dissidenti. “Dopo aver dichiarato che a riguardo ci avvarremo dell'art 67 della Costituzione, la legge di massimo rango, e quindi preminente su tutte, e voteremo in coerenza con il programma – attacca - di nuovo i vertici ci minacciano di espulsione”. Infine, l’attacco, a muso duro, rivolto al leader grillino. “È il momento di chiederci perché essere capo politico del gruppo politico e insieme premier, o vice premier, dell'esecutivo e ministro di dicasteri importanti, non va bene per Berlusconi e per Renzi ma va bene per noi”, mette nero su bianco l’esponente pentastellata, che è pronta a portare avanti la sua battaglia in nome del rispetto delle regole.
“Se una regola non piace la si può contestare, opporsi, fare anche dissidenza civile, se serve, oppure la si cambia, ma le regole non si cambiano all'occorrenza come fossero camicette”, avverte la Nugnes. A tirare in ballo le regole, però, è anche il capogruppo del M5S al Senato, Stefano Patuanelli, che, intervistato su Radio Capital, taglia corto sull’eventualità di espellere chi non si uniformerà al verdetto espresso in rete dagli iscritti.
“Non faccio processi alle intenzioni, c'è il collegio dei probiviri che, nel caso in cui dovessero esserci comportamenti contrari al codice etico o allo Statuto, prenderà i relativi provvedimenti a seconda della gravità dell'infrazione”, ha chiarito il capogruppo pentastellato a Palazzo Madama.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.