Dietrofront sui medici a casa a 72 anni

Ciriani dopo l'alt dei sindacati: "Tema troppo delicato per essere affrontato frettolosamente"

Dietrofront sui medici a casa a 72 anni
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Prima la proposta, poi la marcia indietro. Frutto dei lavori convulsi che caratterizzano l'ultimo miglio della manovra. Il governo, alla fine, non presenterà l'emendamento che dà ai medici dirigenti la possibilità di andare in pensione a 72 anni. «Un argomento così importante a quest'ora rischia di essere oggetto di un dibattito troppo frettoloso quindi il governo considera di ripresentarlo in un'altra occasione», ha spiegato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani.

L'idea era di proporre un innalzamento a 72 anni dell'età pensionabile dei medici dirigenti e dei medici docenti universitari. «Già il testo del governo prevedeva la pensione a 70 anni su base volontaria per il personale medico e infermieristico», aveva spiegato Ciriani, secondo il quale la proposta dell'estensione dell'età pensionabile arrivava dopo tante rischieste da maggioranza e opposizione. Non è un dibattito nuovo ed è destinato a ripresentarsi. Dal momento che l'«esigenza oggettiva» di una carenza di «medici sul territorio è notevole». Un'emergenza che si tocca con mano negli ospedali e anche in alcune stime che prevedono mancheranno circa 16.500 medici specialisti da oggi al 2025.

La notizia dell'emendamento aveva mandato i medici sulle barricate, dopo lo sciopero di due settimane fa per il taglio delle pensioni: è «un insulto alla categoria, solo per salvare alcune lobby. Questa volta faremo le barricate», aveva fatto sapere l'Anaao Assome, il principale dei sindacati dei medici ospedalieri. Intanto oggi si asterranno dal lavoro, per 24 ore, sempre i medici ma anche i veterinari e sanitari del Ssn: una protesta proclamata tra le altre sigle dalla Cisl e che mette a rischio circa 25mila interventi chirurgici.

Proseguono i lavori per la manovra.

L'intenzione è di chiudere entro oggi il voto degli emendamenti in commissione, per affidare il mandato ai relatori a riferire in Aula mercoledì, dove inizierebbe la discussione generale. Mentre il voto di fiducia sul maxi-emendamento e il voto finale si dovrebbero tenere la mattina di venerdì.

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