Dove andranno l'Europa e la Nato dopo lo sconvolgimento degli assetti internazionali prodotti dall'aggressione russa all'Ucraina? Come cambierà la politica dell'Europa per la prima volta, dopo tanti anni, costretta a riflettere seriamente sulla sua capacità militare? Ne abbiamo parlato con il generale Leonardo Tricarico ex capo di Stato maggiore dell'Aeronautica militare e presidente della Fondazione I.C.S.A. (Intelligence Culture and Strategic Analysis) uno dei più prestigiosi think tank militari italiani.
Generale Tricarico quello che sta avvenendo in Ucraina come cambierà le modalità operative della Nato?
«Più che le modalità operative deve proprio cambiare il senso della Nato. Dopo la caduta del muro è rimasta ingessata in vecchi schemi. E soprattutto deve cambiare il ruolo delle Nazioni europee. L'Ucraina è un pezzo d'Europa e sono vent'anni, ormai, che gli Usa ripetono che l'Europa avrebbe dovuto pensare alla sua difesa. I Paesi europei sono rimasti, in larga parte, inadempienti sotto questo punto di vista. E questo ha fatto sì che gli Usa assumessero un ruolo preminente nella Nato, dettandone i comportamenti. Questo deve cambiare. Però perché succeda gli europei devono prendersi carico delle loro responsabilità».
Militarmente la Nato e le Nazioni europee rispetto alla Russia sono impreparate? Negli ultimi decenni hanno affrontato solo scenari in cui godevano di un vantaggio tecnologico...
«Tolta l'opzione nucleare, che è quella che ha portato ad una scelta di prudenza, se parliamo di forze convenzionali e la Nato scendesse in campo, mi passi il termine, non ce ne sarebbe per nessuno. Vediamo un esercito russo che non è stato capace di darsi una dottrina operativa, che ha rivelato una chiara obsolescenza dei sistemi d'arma. Avranno pure il tanto citato missile ipersonico ma il grosso delle forze non è aggiornato. C'è una sproporzione patente tra la Nato e la Russia. Ma anche tra la Russia e un'ipotetica forza europea. Basti dire che il bilancio militare russo è poco più del doppio di quello italiano».
La Nato non sembra aver approfittato di questa sproporzione almeno in termini di dissuasione...
«Ci sarebbe voluto più coraggio quanto meno nel tracciare una linea rossa al di là della quale chiarire che Putin non avrebbe dovuto muoversi».
L'Ucraina ha dismesso il suo armamento nucleare contando su garanzie internazionali.
«I garanti principali erano gli Usa e la Russia. Uno dei garanti ha aggredito l'Ucraina e l'altro è rimasto a guardare...».
Il bilancio militare europeo è più ampio di quello Russo però le nazioni europee hanno un sacco di sistemi d'arma nazionali il che aumenta i costi...
«C'è uno scoordinamento totale dei programmi, basti vedere i casi in cui, parlando di aviazione, si sono create cordate contrapposte per la creazione di velivoli che avrebbero dovuto essere europei. Adesso però c'è un vento nuovo che pare genuino. Secondo me si poteva fare prima e di più. E non è vero che avere una difesa comune debba per forza dipendere da una politica estera comune. Ci sono passi che si possono fare comunque. Si deve andare verso una architettura di sicurezza che comprenda anche l'Ucraina, una volta avrei detto anche la Russia. Un'architettura che vada anche oltre l'articolo 5 della Nato, che è solo difensiva. Ma possiamo davvero pensare che si possa star fermi a guardare se libertà e democrazia vengono aggrediti in un Paese che non fa parte dell'Alleanza?».
E l'esercito italiano è adeguato?
«Raggiungere un bilancio militare al 2% del Pil, sarebbe un traguardo. Ci sono ambiti da costruire ex novo, nella cyberguerra i russi sono davvero avanti e anche in quella che viene chiamata spacewar bisogna fare un salto. Quindi il 2% sarebbe un limite di spesa ragionevole.
In generale le forze armate funzionano e sono efficienti bisognerebbe probabilmente ribilanciare alcune componenti e tener conto del fatto che le nostre forze armate, composte di professionisti stanno diventando un po' troppo anziane».
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