Per Lorenzo Fioramonti, le sue dimissioni da ministro dell'Istruzione sono soltanto una questione di coerenza. Dietro, però, c'è dell'altro. Lo dimostra la durissima reazione del Movimento 5 Stelle, che non ha apprezzato - eufemismo - il post pubblicato su Facebook da Fioramonti per spiegare il suo passo indietro. Come scrive il Corriere della Sera, il M5s avrebbe chiesto all'ex professore di economia politica all'Università di Pretoria di "restituire i 70mila euro che ci deve", somma che corrisponde ai mancati rimborsi di Fioramonti al partito e all'associazione Rousseau. Versamenti a cui sono vincolati tutti i parlamentari grillini. Di sicuro è una questione di soldi. Da mesi Fioramonti minacciava la sua uscita dal governo se la manovra non avesse stanziato almeno 3 miliardi di euro per la scuola e l'Università.
La prima volta era successo il 5 settembre, giorno dell'insediamento del nuovo governo. "Non c'è tempo da perdere: per cambiare servono fondi. Siamo uno dei Paesi europei che spende di meno per la scuola. Non possiamo continuare ad avere ricercatori precari di 45 anni, o professori non di ruolo che cambiano ogni due mesi. Ci vuole prospettiva e continuità", aveva dichiarato l'ormai ex ministro del Miur in un'intervista al Corriere, chiedendo 3 miliardi per la scuola. Denaro che il governo, con la "manovra delle tasse" approvata prima di Natale, non ha voluto o non è riuscito a trovare.
"Sarebbe servito più coraggio da parte del Governo", ha scritto sui social Fioramonti, rivendicando il suo "impegno per rimettere l’istruzione - fondamentale per la sopravvivenza e per il futuro di ogni società - al centro del dibattito pubblico", per poi assicurare il "mio impegno per la scuola e per le giovani generazioni non si ferma qui, ma continuerà - ancora più forte - come parlamentare della Repubblica Italiana". Nessuna critica rivolta al Movimento 5 Stelle, con cui Fioramonti è stato eletto in Parlamento, ma la semplice constatazione della mancanza, da parte dell'esecutivo, del "coraggio" che sarebbe servito.
Tuttavia, i pentastellati hanno inteso le parole di Fioramonti come un attacco personale. Al punto da rinfacciare all'ex ministro di non avere ancora onorato i propri debiti con il Movimento e l'Associazione Rousseau. "Tre miliardi? Cominciasse lui a restituire i 70mila euro che ci deve", la frase che filtra dai vertici del Movimento, protagonisti in queste settimane di una lotta senza quartiere contro quei parlamentari indietro con i versamenti. Fioramonti è tra i pochi a non avere ancora versato un euro di quanto dovuto.
Facendo insospettire i grillini che dietro alla sua mossa non ci siano tanto ragioni di coerenza, quanto l'intenzione di lasciare il Movimento per formare un gruppo autonomo alla Camera, a cui potrebbero aderire i deputati Angiola, Aprile, Cataldi, Toma, Rossini e Rachele Silvestri. E, pare, un nuovo partito. Fedele al premier Conte, ma alternativo ai 5 Stelle. Abbandonandoli al loro destino, Fioramonti non solo potrebbe far valere il suo peso nei processi decisionali. Ma non dovrebbe più versare i 70mila euro.
Gli stessi che il Movimento gli chiede di pagare
entro il 31 dicembre. In caso contrario, la palla passerebbe ai probiviri. Che dovrebbero decidere se e come sanzionare l'ex ministro. A cui però conviene subito andarsene. E non solo per motivi politici.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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