Diritti e repressione. Basta leggere i giornali di questi giorni, oppure fare attenzione agli striscioni che campeggiano in tutte le manifestazioni che ormai quotidianamente la sinistra più schierata mette in piazza, per rendersi conto che qualcosa manca per rendere completa qualsiasi legittima protesta. Manca la parola «dovere» che tra i diritti e la repressione spiega qual è il senso e quali sono i cardini di una democrazia. Diritti e doveri vanno di pari passo, la repressione invece segue una strada propria, in genere «deviata» perchè appartiene a governi che con modi quasi sempre brutali tendono ad impedire azioni e pensieri dannosi per un regime politico. E sinceramente non pare il caso nostro. L'esempio è quello quanto sta accadendo in questi giorni a Milano dove, un ragazzo di 19 anni è morto cadendo da uno scooter in fuga dai carabinieri. C'è un'indagine in corso che chiarirà tutto ciò che si deve chiarire. Resta il fatto che i due giovani che erano sulla moto sono stati inseguiti dai militari perché non si sono fermati ad un posto di blocco. La fuga, davanti ad un regolare controllo di polizia, non è un diritto, forse è un'opzione di cui però ci si assumono rischi e responsabilità. Di fronte ad un regolare posto di blocco il dovere di chiunque, giovane, anziano, uomo, donna, bianco, nero o giallo è quello di fermarsi. E se ciò non accade il dovere degli uomini in divisa è quello di inseguire chi fugge.
Si può discutere all'infinito ma le regole di ingaggio in qualsiasi Paese civile sono queste. Liberi di andare in piazza a protestare e di scegliere ognuno i propri eroi ma la repressione in tutto ciò che ci azzecca...?
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