Il dissidente tedesco-iraniano rapito e giustiziato in Iran diventa un caso politico in Europa

Il dissidente tedesco-iraniano rapito e giustiziato in Iran diventa un caso politico in Europa
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Si sta trasformando sempre più in un caso politico l'esecuzione di Jamshid Sharmahd. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, ha commentato che si tratta di «uno scandalo che condanno con la massima fermezza» dal momento che «non ha avuto la possibilità di difendersi durante un processo».

Il 28 ottobre l'Iran ha eseguito la condanna a morte del dissidente tedesco-iraniano Jamshid Sharmahd, attirandosi le ire di Berlino e dell'Unione europea. Sharmahd, 69 anni, era stato condannato a morte nel febbraio 2023 da un tribunale di Teheran per il suo presunto coinvolgimento in un attentato contro una moschea a Shiraz, nell'aprile 2008, in cui erano morte quattordici persone. Nell'agosto 2020 l'Iran aveva annunciato l'arresto del dissidente, che all'epoca viveva negli Stati Uniti, grazie a una «complessa operazione», senza fornire ulteriori dettagli. Mentre secondo la versione fornita dalla sua famiglia, era stato rapito dai servizi di sicurezza iraniani mentre era in transito a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, e riportato con la forza in Iran.

«Quanto è accaduto dimostra ancora una volta la natura disumana del regime di Teheran», ha dichiarato la ministra degli esteri tedesca Annalena Baerbock, aggiungendo che Berlino aveva spiegato a Teheran più volte «che l'esecuzione di un cittadino tedesco avrebbe avuto gravi conseguenze».

Nato a Teheran, Sharmahd era emigrato in Germania negli anni ottanta ed era poi andato a vivere negli Stati Uniti nel 2003. Da lì aveva più volte criticato il regime iraniano su emittenti satellitari in lingua persiana. Mentre Teheran sostiene che fosse a capo del gruppo Tondar, che considera un'organizzazione terroristica.

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