Milano. La Federazione ciclistica italiana ospiterà tra maggio e giugno la Nazionale afghana di ciclismo femminile, per aiutarla nella preparazione ai prossimi campionati continentali. Tornano in sella quindi le atlete afghane per conquistarsi un pezzo di libertà che in molti Paesi del mondo è anche solo quella di pedalare. Tornano in sella dopo che dalle loro parti a Kabul, Balkh, Bamyan le loro bici sono state vandalizzate e distrutte perchè per una ragazza alzarsi sui pedali è ancora un tabù, non è dignitoso, è una provocazione sessuale. Storia lunga quella di queste cinque ragazze. Che comincia quattro anni fa quando, Paola Gianotti, prima donna a fare da sola il giro del mondo in bici, pedala fino ad Oslo sfidando freddo e ghiaccio per consegnare la candidatura ufficiale al Nobel di questa squadra femminile di ciclismo che sognava di partecipare alle olimpiadi Tokyo.
Nella busta che consegna alla segreteria del premio ci sono migliaia di firme raccolte tra i parlamentari di tutti i partiti dal Pd a Sel, da Forza Italia ai Cinque Stelle. Sembra un passo decisivo per vincere una battaglia di civiltà, la scintilla per innescare una rivoluzione. Poi, grazie a un dono della giornalista Usa, Shannon Galpin, arrivano anche le biciclette e le giovani afghane cominciano ad allenarsi. Ma non è facile, anzi. Maltrattate, picchiate, minacciate e prese anche sassate in questi anni non hanno mai smesso di pedalare, «scortate» dai compagni della nazionale maschile. A coordinarle Rukhsar Habibzai, da anni impegnata sul progetto, e il presidente della Federciclo afghana, Fazli Ahmad Fazli. Ma il sogno olimpico svanisce perchè, con le bici fatte a pezzi, non è possibile neppure partecipare alle gare di qualificazione. Provano anche a chiedere aiuto all'Uci, il governo mondiale del ciclismo, ma non si smuove nulla. E allora nei giorni scorsi scende in campo la federazione italiana, con il presidente Renato Di Rocco: «Vogliamo offrire un aiuto concreto ad un gruppo di cicliste da tempo impegnate in una difficile lotta contro i pregiudizi- spiega- Purtroppo per tutta una serie di errori istituzionali, per pochi fondi e altre mancanze, non hanno potuto prendere parte alle qualificazioni olimpiche, ma noi tendiamo le mani a queste ragazze, cercando di colmare in qualche modo, questa grave mancanza». La Federazione Ciclistica, dopo essersi mossa per ottenere i visti necessari, ospiterà la Nazionale Afghana che arriverà a Roma tra maggio e giugno e dopo un breve periodo nella capitale, svolgerà un periodo di allenamento con le cicliste azzurre e il tecnico Dino Salvoldi. La Federazione si è attivata anche affinché alla Nazionale venga fornito il tutto il materiale tecnico necessario.
«L'Italia ancora una volta ha dimostrato la sua generosità - dichiara il presidente della Fci- e tutti i nostri sponsor che ringrazio sinceramente hanno proposto il loro aiuto. Ci stiamo organizzando per dare caschi, occhiali, abbigliamento e anche le bici oltre agli automezzi necessari e manterremo i contatti con loro, anche quando saranno rientrate nel loro Paese».
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