Divorzio radicale, Pannella divora la pupilla Bonino

Il leader va all'attacco: "Emma ha contatti con tutto il mondo tranne che con noi". Lei s'infuria: "Superato il limite"

Divorzio radicale, Pannella divora la pupilla Bonino

Emma e Marco. Non sono una canzone di Lucio Dalla. Non sono neppure due personaggi da romanzo. Non ancora. Non sono amanti. Non sono mai stati davvero un doppio misto. Non sono un'equazione scontata. Non sono Bonnie e Clyde. Non sono mai stati facili. E per questo non hanno mai smesso di baccagliarsi contro. Solo che questa volta Marco è andato un po' più in là. Come dice Emma: oltre il limite.

Emma e Marco sono una rosa nel pugno. Sono la storia dei Radicali (Marco un po' di più). Sono una strada lunga una vita di battaglie politiche in nome della libertà e dei diritti. Sono Marco Pannella ed Emma Bonino. Chi li conosce sa che sono stati sempre dalla stessa parte, ma con passo diverso e quando lei scartava di lato, magari prendendo sentieri più comodi, lui nel profondo del suo io si è sentito solo. Questa volta di più, parecchio di più.

E così accade che una domenica pomeriggio come tante a Radio Radicale, Pannella non ascolti più le rare parole di Massimo Bordin e dica a Emma tutto quello che gli fa scoppiare il cuore. Dov'è Emma? Che fa Emma? Dove sono le sue battaglie per i diritti umani davanti alle Nazioni Unite? «Sono molto franco. Non ritengo che Emma Bonino stia combattendo questa nostra battaglia». Emma non c'è. Emma non si fa vedere a via di Torre Argentina da troppo tempo. Emma di fatto così è fuori dal partito, fuori dai Radicali. Pannella non lo dice, ma lo suggerisce come un dato di fatto. Se non ci sei, se non stai qui, se non combatti allora non sei più dei nostri. Marco come sempre va a ruota libera, salta da Est a Ovest, qui e là, evoca, allude, e si capisce che si è sentito usato, come un tram, come un taxi, e c'è una nota di rimprovero, di ingratitudine, di delusione. «Lei è stata oggetto della nostra campagna di valorizzazione». Il partito ha sempre puntato sulla Bonino. «Emma for president» è una scommessa di Marco. Sono passati più di 15 anni e lei è ancora la punta da lanciare. «È stata inserita, grazie a un intervento di Napolitano, nel governo Letta come ministro degli Esteri e poi si è fatta cacciar fuori senza nemmeno un lamento. Forse un tantino con la scelta di Giorgio Napolitano c'entravo pure io». Poi in finale la botta più forte. «Emma ha contatti con tutto il mondo, tranne che con noi. Il suo problema è continuare a far parte del jet-set internazionale».

Questa non è però una questione politica. Non c'entra il Pd e neppure quella tentazione di Emma di stare sempre più a sinistra di Marco. È una questione di limiti. Marco non ne ha. Cerca il martirio. Come quando due anni e mezzo fa ha smesso di bere per ricordare al mondo l'illegalità delle carceri italiane. Emma quella volta era davvero preoccupata: «Marco stai superando i limiti». E allora si sono messi a discutere: la politica devi sentirla sul corpo. È fame e sete e bisogna rischiare anche la vita. Emma come al solito risponde: «Il non violento non è un fachiro». Solo che quella volta aveva le lacrime agli occhi e nella risposta di Marco c'è tutto il rancore di adesso. «Emma è preoccupata? Per preoccuparsi di meno bisogna occuparsi di più».

Marco non concepisce che Emma non sia ogni giorno sul fronte. Ha empatia per il tumore di Emma, ma neppure questo basta. «Io di tumori ne ho due. Uno è al fegato che, secondo l'ultima Tac sembra battuto. E poi c'è l'altro cancro, quello uguale a quello di Emma, al polmone». Non è cinismo, è che Marco non riesce a pensare che ci si possa fermare. E poi sente che i Radicali da tempo, e senza far rumore, sono divisi. Pannella si muoverà sempre per carattere e vocazione in direzione ostinata e contraria, ma altri pensano che il partito non può stare sempre solo e ramingo. L'ultimo figlio che si sta ribellando è Cappato, che forse spera nella benedizione di Emma. Ma Emma semplicemente preferisce non andare al partito. Non benedice nessuno, non contro Marco. È che forse a un certo punto fai due conti e scopri che c'è qualcosa che ti divide.

«Durante tutta la mia carriera politica mi sono sentita ripetere a più riprese: Emma, tu sei una figura molto amata in questo Paese, un giorno o l'altro ti faranno un monumento. Avrei preferito essere amata di meno e votata di più».

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