Il blitz ferragostano compiuto dal governo che in un solo colpo ha espropriato Regione, Città Metropolitana e Comune di ogni funzione in materia di salvaguardia della città e della laguna di Venezia non è piaciuto al centrodestra che annuncia una dura battaglia parlamentare.
Su richiesta del sindaco di Venezia e della Città Metropolitana, Luigi Brugnaro, Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni presenteranno attraverso i loro rappresentanti in Parlamento un pacchetto unitario di emendamenti finalizzato a contrastare e a correggere un contenuto del "Decreto Agosto" che ha istituito una nuova Agenzia per Venezia e la sua Laguna.
In una nota congiunta, i leader di Fi, Lega e Fdi denunciano che "l’esecutivo ha infatti infilato nel D.L. n. 104/2020 l’articolo 95 che, con i suoi ben 26 commi, prevede la creazione di una nuova Autorità per la Laguna ad esclusiva connotazione ministeriale. Una prevaricazione tale che esclude di fatto tutte le funzioni civiche degli enti territoriali facendosi beffe del rapporto diretto con i cittadini". Nel documento si sottolinea che l’articolo 95 "contraddice quanto già stabilito dalla precedente norma del 2014 che conferiva i poteri sulla Laguna proprio a quegli enti territoriali, in particolare alla Città Metropolitana di Venezia, che oggi sono stati esclusi. Un trasferimento dei poteri che avrebbe dovuto essere attuato entro il 31 marzo 2015, rimasto lettera morta e che oggi, proprio all’alba di un importante voto amministrativo, viene cancellata dagli stessi che l’avevano proposta ed approvata nel 2014".
I leader del centrodestra vedono nell’Agenzia un ente inutile e dannoso anche da un punto di vista economico. "Non solo non è stata dotata di un reale apporto di risorse finalizzate agli interventi urgenti per il recupero architettonico, urbanistico, ambientale ed economico della città e della sua laguna, ma va anche incredibilmente a sottrarre al Comune milioni di euro di risorse proprie. La nostra proposta è chiara: l’Autorità per la laguna deve nascere con l’intesa della Regione e del Comune e le decisioni strategiche devono essere prese quantomeno con pari apporto e dignità tra governo ed Enti territoriali", si spiega nella nota.
Berlusconi, Salvini e Meloni annunciano l’intenzione di voler restituire alla Città l’autonomia i finanziamenti "che da troppi anni mancano. Per Venezia basta con operazioni di distrazione di massa per nascondere il vuoto di risorse per la Città: siano assicurati subito finanziamenti alla Legge speciale per Venezia pari a 150 milioni all’anno per 10 anni, in modo da poter programmare immediatamente il recupero architettonico, urbanistico, ambientale ed economico della città e della sua laguna".
Questi interventi urgenti sono stati richiesti a gran voce dal sindaco di Venezia, anche in sede di Comitatone. Diverse sono le opere da fare quanto prima. "Venezia non ha fognature e ogni giorno le acque nere delle case vanno direttamente in laguna, non ha ancora una completa protezione anti-incendio, le fondamenta dei palazzi devono essere rinforzate sistematicamente per evitare crolli e situazioni di pericolo. Servono risorse per la residenza e per creare nuove occasioni di lavoro. Bisogna finanziare bandi per il restauro ed il risanamento a favore di privati e imprese che si impegnano a risiedere stabilmente nella Città Antica e nelle Isole: solo in questo modo potremo dare una svolta, riportando i giovani in città e consentendo loro di trovare a Venezia un’occupazione e crearsi una famiglia", si specifica nel comunicato congiunto.
I leader del centrodestra garantiscono che metteranno in campo tutte le forze necessarie "per ostacolare la creazione una nuova Autorità per la Laguna ad esclusiva connotazione ministeriale, composta solo da burocrati. Vogliamo dare una risposta corale ed unitaria, di tutte le forze che si oppongono ad un modo di governare centralista ed autoritario. I nostri gruppi parlamentari quindi presenteranno quindi, compatti, un unico "pacchetto emendativo" in vista della conversione in legge del decreto e contrasteranno ogni tentativo di forzare la mano al dibattito parlamentare".
La questione è delicata.
Berlusconi, Salvini e Meloni sottolineano che il futuro di Venezia non si decide "prevaricando la democrazia e il volere dei cittadini che hanno eletto i propri rappresentanti in Comune e in Regione per rappresentarli in tutte le sedi in cui si discuta del loro futuro". "Chi sta sostenendo il contrario- concludono- è un traditore del proprio territorio".
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