Il Dl giustizia va in aula. Ed è subito caos sul nodo intercettazioni

Il voto di fiducia sul decreto giustizia deciso dal governo oggi alla Camera fa infuriare le opposizioni e riapre la ferita sul caos intercettazioni

Il Dl giustizia va in aula. Ed è subito caos sul nodo intercettazioni
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Il voto di fiducia sul decreto giustizia deciso dal governo oggi alla Camera fa infuriare le opposizioni e riapre la ferita sul caos intercettazioni. Nel provvedimento omnibus in cui sono confluite anche misure su incendi boschivi, tossicodipendenze e pubblica amministrazione, su cui Montecitorio voterà intorno alle 20, lo scontro più feroce riguarda la norma decisa a sorpresa a metà agosto che, secondo l'esecutivo, serve a disinnescare il rischio che una recente sentenza della Cassazione intralci una raffica di processi per mafia. Si tratta dell'applicazione dello speciale regime delle intercettazioni previsto per i reati di criminalità organizzata, che la norma estende anche ai commessi con metodo mafioso o terroristico. Un blitz che qualche mal di pancia nel centrodestra lo aveva fatto registrare, per come era stata pensata la norma «interpretativa», caldeggiata soprattutto dal procuratore nazionale Antimafia Giovanni Melillo, secondo cui la modifica scritta nel decreto «corrisponde alle esigenze profondamente avvertite dai procuratori antimafia e antiterrorismo». Secondo il Csm invece - come scrive il Fatto quotidiano di ieri - la riformulazione non solo non proteggerebbe i procedimenti in corso ma li danneggerebbe. Lo sostiene il parere approvato dal Csm, relatore Marcello Basilico, togato di Area (la corrente progressista) secondo cui il passaggio del decreto in cui si scrive «la norma si applica anche ai processi in corso» rischierebbe di vanificare la necessità di tutelare le intercettazioni autorizzate prima della sua entrata in vigore.

Un busillis per addetti ai lavori? Non solo. Basti pensare alla vicenda del sindaco di Santa Marinella, Pietro Tidei, che si è viste alcune intercettazioni sui suoi appuntamenti hot in Comune, del tutto irrilevanti ai fini dell'inchiesta, confluire in un fascicolo finito agli avversari politici e alla stampa. «Chiedo al ministro Carlo Nordio di attivare tutti gli strumenti utili a individuare le responsabilità di una vergognosa fuga di notizie», sbraita l'azzurro Pierantonio Zanettin, vicepresidente della commissione Giustizia del Senato che da mesi denuncia i rischi della violazione della privacy sulle intercettazioni, tanto da aver convinto la maggioranza a una serie di maggiori tutele rispetto al passato per chi finisce spiato e sputtanato sui giornali.

Ma il vero rischio sulle intercettazioni lo lancia Enrico Costa, deputato di Azione, che raccoglie le denunce lanciate da Gioacchino Genchi sul Giornale e ribadite in commissione sulla possibile manipolazione delle prove raccolte grazie ai trojan.

«Il governo istituisca una specifica procedura per garantire un'immediata perizia in caso di sospetti sull'alterazione di file audio o video per mezzo di sistemi di intelligenza artificiale», si chiede Costa, convinto che serva una riforma per garantire la genuinità delle intercettazioni telefoniche e ambientali.

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