Il decreto intercettazioni, in queste ore, ha incassato la fiducia del Senato, con 156 voti a favore, 118 contrari e nessun astenuto. Il provvedimento, che dovrà essere convertito in legge entro il 29 febbraio prossimo, pena la decadenza, passa adesso all'esame della Camera, per la seconda lettura parlamentare. A dare conferma dei risultati è stato il vicepresidente dell'assemblea, Roberto Calderoli: "I senatori presenti erano 275, i votanti 274: 156 hanno votato a favore della fiducia, 118 i contrari, nessun astenuto".
Il grande assente: Renzi
Ma la notizia, oltre alla fiducia dell'aula al governo giallo-rosso, è l'assenza del leader di Italia viva, Matteo Renzi, che non ha partecipato al voto, perché risultato in congedo. Scorrendo, infatti, i tabulati del voto di fiducia, l'ex segretario del Partito democratico risulta assente ma giustificato. Così come il leader della Lega, Matteo Salvini, il capo politico reggente del Movimento 5 Stelle, Vito Crimi, e l'ex presidente del Consiglio e senatore a vita, Mario Monti. Tra gli assenti, ma non in congedo, anche l'ex dem passato con Italia viva, il giornalista Tommaso Cerno.
Renzi contro il decreto
E proprio nelle ultime ore, in cui si è molto parlato della tenuta del governo e di un possibile allontanamento di Matteo Renzi dalla maggioranza, sono state segnalate diverse turbolenze proprio sul decreto che ha ricevuto l'ok in mattinata. L'ex presidente del Senato, Pietro Grasso, di Leu, aveva presentato un emendamento che avrebbe allargato le maglie dell'uso delle intercettazione. Renzi, su questo, ospite di Bruno Vespa a Porta a Porta, aveva commentato: "Non sono io che vado contromano, sono gli altri che hanno cambiato direzione. Noi ci siamo accodati alla maggioranza per tante questioni, non avrei mai votato il decreto sulle intercettazioni, ma lo gacciamo per carità di patria".
Lo scontro con Bonafede
La settimana scorsa, la nuova formazione dell'ex premier, aveva votato con le opposizioni l'emendamento di Enrico Costa (di Forza Italia) per abolire la riforma della prescrizione, voluta dal ministro della Giustizia, Alfondo Bonafede. In quella circostanza, una soluzione era stata trovata soltanto dopo una giornata di scontri e di incontri. Ma su questo punto, Renzi non intende indietreggiare e, in caso di mancato accordo sulla prescrizione, la mozione di sfiducia nei confronti del Guardasigilli potrebbe essere inevitabile.
I favorevoli e i contrari
Tra i voti favorevoli alla fiducia, che si sono contati questa mattina, oltre a quelli dei senatori del Partito democratico, del Movimento 5 Stelle, di Liberi e Uguali e di Italia viva, hanno detto
sì anche gli ex pentastellati Maurizio Buccarella, Saverio De Bonis e Gregorio De Falco. Risultati favorevoli anche le senatrici a vita Liliana Segre ed Elena Cattaneo. Ha, invece, votato no Emma Bonino.
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