La possibile uscita dalla Nato, la guerra all'immigrazione illegale, la grazia agli insurrezionisti di Capitol Hill. Donald Trump nella sua prima intervista dalla vittoria del 5 novembre anticipa a tutto campo l'agenda della sua prossima amministrazione. A partire dalla minaccia di ritirare gli Stati Uniti dall'Alleanza Atlantica: il tycoon ha detto a Nbc che i membri della Nato «devono pagare i loro conti», altrimenti, se non verranno trattati «equamente», prenderà «assolutamente» in considerazione l'idea di far uscire gli Usa dall'alleanza.
Sul fronte della guerra in Ucraina, invece, il presidente eletto ha avvertito che probabilmente Kiev dovrà aspettarsi aiuti inferiori a quelli attuali. Nel corso del colloquio, registrato prima dell'incontro a Parigi con Volodymyr Zelensky, Trump ha risposto «probabilmente» alla domanda su una eventuale riduzione del sostegno. All'indomani del faccia a faccia all'Eliseo, invece, The Donald ha fatto appello per un «cessate il fuoco immediato» in Ucraina e per l'avvio di «negoziati», spiegando che Zelensky «vorrebbe concludere un accordo» con Mosca «e porre fine a questa follia. Hanno perso in modo ridicolo 400.000 soldati e molti più civili». Parole a cui il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha replicato dicendo che per facilitare negoziati Zelensky deve annullare il decreto con cui aveva vietato trattative con la leadership russa. E comunque, i colloqui dovranno tenere conto «delle realtà che emergono sul terreno» e rimangono immutate le condizioni poste da Vladimir Putin lo scorso giugno: ritiro degli ucraini dalle quattro regioni parzialmente occupate dai russi e rinuncia ufficiale a entrare nella Nato.
Sul fronte interno, invece, nel corso dell'intervista al programma Meet the press, Trump ha ribadito che «deporterà» tutti gli immigrati privi di documenti. «Bisogna farlo», ha precisato, insistendo di voler mettere anche fine alla cittadinanza automatica per i bambini nati negli Stati Uniti da genitori immigrati: un diritto sancito dalla Costituzione americana, ma a suo parere «ridicolo». Il primo giorno del suo mandato, il 20 gennaio, il tycoon ha pure intenzione di concedere la grazia ai suoi sostenitori che il 6 gennaio 2021 hanno assaltato il Campidoglio. «Stanno vivendo l'inferno in carcere», ha detto, avvertendo che alcuni membri della commissione della Camera che ha indagato sull'attacco «dovrebbero andare in prigione». Quanto alla possibilità di nominare un procuratore speciale per indagare il presidente uscente Joe Biden (come aveva promesso in passato) ha risposto di «non avere intenzione di tornare indietro. Sto cercando di garantire il successo del nostro Paese. La punizione avverrà attraverso il successo». E sui minacciati dazi, ha detto di non poter assicurare gli americani che i prezzi al consumo non aumenteranno con l'imposizione di nuove barriere: «Non posso garantire nulla».
Nonostante le tante schermaglie durante la prima amministrazione, infine, ha assicurato che per il momento non intende cacciare Jerome Powell dalla direzione della Fed. E ha anche ammesso che se pure gli chiedesse di dimettersi, «probabilmente lui non lo farebbe».
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