Avanti un altro. La caccia dell'Onu a Israele continua. Una commissione dell'Onu ieri, dopo un esame alquanto soggettivo (ha dichiaro «crimini sessuali» gli stupri omicidi del 7 ottobre e il fatto che i palestinesi prigionieri avevano dovuto spogliarsi per prevenire aggressioni armate) ha deciso che Israele ha compiuto azioni che includono «crimini contro l'umanità» e «atti di sterminio». L'Onu ha il suo vocabolario per Israele: crimini contro l'umanità, razzismo, apartheid, genocidio, stragi, attacchi sproporzionati, e ora il capitolo sull'uccisione di bambini, che ricalca il blood libel, per cui gli ebrei uccidono gli infanti per utilizzarne il sangue. Il blood libel è un classico: Ariel Sharon fu immortalato in una vignetta che vinse un premio internazionale mentre, col petto nudo lordo di sangue, sgranocchia teste di bambini. Solo pochi giorni fa su suggerimento di un'impiegata dell'Onu che purtroppo è italiana, Israele è messo nella «lista nera» di chi uccide i bambini. Niente è più estraneo al popolo ebraico.
Ma l'Unhcr, la Commissione per i Diritti Umani, può vantarsi che il numero delle risoluzioni contro Israele è pari a quelle comminate a tutto il resto del mondo. La Commissione mette sullo stesso piano i crimini compiuti da Hamas e da Israele. Per Israele si tratta «di un largo e sistematico attacco diretto alla popolazione civile di Gaza... con crimini di sterminio, delitto, persecuzione di genere contro uomini e ragazzi palestinesi». L'Onu, di nuovo mette sullo stesso piano i terroristi che fanno una dottrina dell'uccisione degli ebrei, e che hanno con compiacimento esibizionista compiuto i più inenarrabili crimini e Israele, costretto a difendersi. Sinwar teorizza il sacrificio delle vite dei suoi, stipati con i lanciamissili, i mitra, i terroristi della Nukba nelle scuole dell'Unrwa (sempre dell'Onu!) negli ospedali, nelle case, nelle gallerie piene di tritolo insieme ai rapiti del 7 ottobre, così da rendere la guerra un carnaio.
«Abbiamo gli israeliani esattamente dove li vogliamo» ha detto Sinwar per spiegare il successo della teoria della carneficina dei suoi. E avrebbe dovuto aggiungere: abbiamo l'Onu esattamente dove ci serve. Guterres dal primo momento dopo il 7 ottobre ha impegnato la sua grossa macchina con sede a New York, nata per combattere l'antisemitismo, a promuoverlo in tutto il mondo, quando ha detto che la strage «non nasceva nel vuoto» ma che doveva essere colpa degli ebrei.
E poi l'Icj, con la condanna per genocidio, l'Icc che mette Sinwar e Netanyahu sullo stesso piano, anzi, nella stessa cella... Non è facile sapere se il mondo si sveglierà dalla completa obliterazione di ogni criterio di buon senso, a partire dall'elementare punto di non prendere i numeri dei morti forniti dal «Ministero della Salute» di Hamas per buoni, come poi tante volte è stato dimostrato. New York dovrebbe recuperare il suo grande edificio imbandierato per dedicarlo a una vera coalizione di Paesi desiderosi di verità e di buon senso.
Essi, dopo il minuto di silenzio dedicato dal Consiglio di Sicurezza al Primo Ministro iraniano Raisi, un silenzio dimentico delle stragi delle donne «malvelate» e dei gay impiccati in cui risuonavano le risate di Sinwar, dovrebbero decidere che l'Onu non ha più diritto di parlare a loro nome.
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