Venerdì sera, rientrato a Roma dal Consiglio Ue straordinario di Versailles, Draghi non sembrava avere alcun dubbio sul fatto che l'Italia non potesse permettersi «fughe in avanti». E che, nonostante l'impellenza del caro energia e il pressing dei partiti della maggioranza, fosse necessario attendere le decisioni di un'Europa piuttosto prudente davanti all'ineluttabilità del conflitto armato tra Russia e Ucraina. Una Unione europea titubante e divisa, un po' come lo fu davanti al Covid negli inconcludenti vertici che si susseguirono tra febbraio e marzo del 2020. Salvo poi scoprire, qualche settimana dopo, che non c'era alternativa a una risposta comune per sperare di reggere al disastro economico legato alla pandemia. Come allora, nel summit alle porte di Parigi della scorsa settimana, l'Ue si è limitata a giocare di rimessa. E l'unica iniziativa è stata quella di dare mandato alla Commissione di elaborare un piano contro il rincaro di luce e gas da presentare al Consiglio europeo in programma a Bruxelles il 24 e 25 marzo. Fra dieci giorni, dunque. Che, con la guerra in corso e le inevitabili ricadute sociali sui prezzi, rischiano di essere un'eternità.
Non è un caso che alcuni leader europei - certamente il premier spagnolo Pedro Sanchez - abbiano posto la questione in quel di Versailles. Mentre, come è nelle cose, altri hanno poi deciso di muoversi in autonomia. Certamente il presidente francese Emmanuel Macron, che ha imposto al premier Jean Castex di abbassare di 15 centesimi al litro il prezzo dei carburanti, un bonus che in Francia dovrebbe durare per tre mesi (fino al 30 giugno) e che costerà alle casse dello Stato circa 2 miliardi di euro. E anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz starebbe preparando un intervento per ridurre il costo del carburante di circa 0,20 centesimi al litro.
Draghi, almeno fino al rientro dal summit francese, era su una linea di prudenza. Che nelle ultime 48 ore ha però registrato un deciso cambio di passo, tanto che da ieri il premier starebbe accelerando per un intervento sulla falsa riga di quello di Macron. Il provvedimento dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri giovedì, non perché l'ex Bce non abbia fretta ma per questioni di natura tecnica e legislativa (il Cdm di domani, dunque, dovrebbe essere dedicato solo al dossier Covid). L'obiettivo è quello di utilizzare l'extra-gettito dell'Iva dovuto all'aumento del prezzo del carburante delle ultime settimane per ridurre il costo di 15 centesimi al litro. Certamente per il mese di aprile, un bonus che dovrebbe costare alle casse dello Stato circa 300 milioni (esattamente quanto in più incassato grazie all'Iva). Ma, se fosse necessario, anche per maggio, visto che il Ministero dell'Economia guidato da Daniele Franco avrebbe già fatto sapere a Palazzo Chigi di aver recuperato i 300 milioni necessari a prorogare il bonus per un secondo mese.
Come detto in conferenza stampa a Versailles, però, il premier lavora anche su altri fronti: dalla rateizzazione delle bollette energetiche al calmieramento delle stesse per famiglie e imprese.
Il governo, peraltro, sta valutando la possibilità di intervenire sugli extra-profitti delle imprese di alcuni dei settori interessati, il tutto con provvedimenti - fanno sapere da Chigi - da «approvare entro la settimana».
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