Draghi sente Putin e Macron: evitare la catastrofe umanitaria

Il premier vuole un G20 straordinario a settembre Il timore di uno scenario "siriano" come nel 2015

Draghi sente Putin e Macron:  evitare la catastrofe umanitaria

Mentre l'Afghanistan - come era ampiamente prevedibile - scivola rapidamente nel caos, le cancellerie di tutto il mondo si muovono nel tentativo di rendere la transizione il meno violenta e sanguinosa possibile. La diplomazia lavora sul doppio binario del G7 e del G20, format più congeniale per avere al tavolo anche Russia, Cina, Turchia e Arabia Saudita.

Sul primo fronte è al lavoro soprattutto Boris Johnson, visto che è Londra ad avere la presidenza di turno del G7. Il primo ministro inglese sta provando ad allargare la riunione dei sette in programma in videoconferenza la prossima settimana, così da coinvolgere anche Mosca e Pechino. Una scelta legittima, anche se politicamente rischierebbe di passare l'immagine di un G7 ormai debole, tanto da essere costretto a chiamare al tavolo Russia e Cina.

Sul secondo fronte, invece, è Mario Draghi ad essere in prima linea, visto che quest'anno è l'Italia a presiedere il summit delle venti potenze economiche mondiali. E l'obiettivo dell'ex numero uno della Bce è quello di riuscire a convocare per fine settembre una riunione straordinaria del G20 che anticipi quella già fissata a Roma per fine ottobre. Riunione che Palazzo Chigi vorrebbe in presenza, magari riuscendo a «forzare» l'agenda e inserire un punto ad hoc sul Afghanistan (invece che trattarlo genericamente nella riunione dei capi di Stato e di governo). Tutte questioni che in queste ore sono oggetto di negoziazione tra le varie cancellerie internazionali.

Non a caso, dopo i contatti dei giorni scorsi con Angela Merkel e Johnson, ieri mattina Draghi ha avuto un colloquio con Emmanuel Macron, mentre nel pomeriggio ha sentito Vladimir Putin (il 26 e 27 agosto sarà in Italia il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov). Conversazioni nelle quali il premier ha sottolineato la necessità di sedersi al più presto tutti a uno stesso tavolo per poter discutere e valutare la strada che dovrà intraprendere la comunità internazionale per ricostruire la stabilità dell'Afghanistan, contrastare il terrorismo e difendere i diritti umani, soprattutto quelli delle donne. Tema, spiega il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova, che potrà essere affrontato al G20 delle donne che si terrà a Santa Margherita Ligure il 26 agosto, «il primo momento» in cui la comunità internazionale «potrà affrontare il tema afghano».

La preoccupazione principale, dunque, resta quella di evitare una catastrofe umanitaria e cercare in qualche modo di garantire la sicurezza dei cittadini afghani, anche se forse ormai è troppo tardi. Che lo show down fosse alle porte, infatti, la diplomazia mondiale lo sapeva da tempo. Certamente dal vertice Nato che si è tenuto a Bruxelles a giugno, quando il dossier Afghanistan e l'approccio di Washington è stato motivo di forte attrito tra Italia e Inghilterra da una parte e Stati Uniti dall'altra. Ma, ormai, è inutile guardare indietro.

Anche perché in queste ore la linea tenuta da Joe Biden - e il suo intervento pubblico - più che spingere verso l'unità della comunità internazionale sembra favorirne le divisioni. La priorità, adesso, è cercare di evitare che si ripeta uno scenario come quello che nel 2015 ha fatto seguito alla guerra civile in Siria, con flussi migratori fuori controllo.

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