"Un dramma i morti innocenti. A Gaza per evitare altre stragi". Parla l'ambasciatore

L'ambasciatore d'Israele in Italia, Alon Bar: "L'Iran? Supporta con armi e addestramento i terroristi. Hamas vuole un altro 7 ottobre"

"Un dramma i morti innocenti. A Gaza per evitare altre stragi". Parla l'ambasciatore

Alon Bar, 66 anni, è da settembre ambasciatore di Israele in Italia. Ha alle spalle una lunga carriera diplomatica, anche come consigliere del ministro degli Esteri. Lo abbiamo intervistato poche ore dopo il raid israeliano su Gaza.

Ambasciatore, la tragedia di ieri è costata la vita a sette operatori umanitari dell'organizzazione non governativa americana World Central Kitchen. Come è successo?

«L'esercito ha rilasciato una dichiarazione ufficiale in cui afferma che sta indagando sull'incidente per scoprire i dettagli. Non ho altre informazioni. Ovviamente, l'uccisione di persone innocenti, specialmente gli operatori umanitari, è estremamente drammatica e rammaricante. Ci stringiamo intorno alle famiglie delle vittime».

Centomila persone davanti alla Knesset hanno chiesto nuove elezioni.

«Israele è una democrazia. Una democrazia vibrante. Naturalmente le scelte che Israele prende sono molto delicate e hanno un impatto su ciascuno di noi. Gli ostaggi e il loro rilascio, rimuovere la minaccia di Hamas, rimuovere la minaccia di Hezbollah: sono tutte decisioni molto complicate e penso che sia naturale che l'opinione pubblica israeliana abbia posizioni diverse in merito e che le esprima anche con manifestazioni democratiche a Tel Aviv, Gerusalemme e altri luoghi».

L'attacco all'ambasciata iraniana a Damasco significa un'ulteriore escalation del conflitto?

«Iran e Hezbollah sono attori rilevanti. Dall'8 ottobre Hezbollah sta lanciando attacchi quotidiani contro Israele. L'Iran supporta Hezbollah e gruppi terroristici. Lo fa con armi e addestramento militare. Legittimamente Israele cerca di difendersi rispondendo ai responsabili diretti di azioni violente contro il proprio territorio».

Torniamo a quel terribile 7 ottobre: gli stupri, i rapimenti, il massacro, i bambini uccisi uno a uno. Però sembra quasi che il mondo abbia già dimenticato.

«Sì, purtroppo è vero che per molte persone il motivo della guerra oggi è rimosso. C'è una ragione per cui c'è una guerra a Gaza. E la ragione è l'attacco del 7 ottobre e il nostro impegno nonché obbligo è assicurarci che un tale attacco non possa ripetersi. Ciò che Hamas sta cercando di fare ora attraverso la negoziazione e il lancio di missili è di tornare alla situazione di prima del 7 ottobre per preparare il prossimo attacco contro Israele. Questo è inaccettabile».

Israele sta combattendo una guerra contro il terrorismo, ma il prezzo da pagare è molto alto, sebbene forse inevitabile, 30mila morti.

«Non sono a conoscenza dei numeri ufficiali, perché quelli che abbiamo vengono diffusi dal ministero della Salute di Gaza, che appartiene a Hamas. Tutte le informazioni che provengono da lì originano da Hamas. E questo comporta, naturalmente, l'incapacità di distinguere tra i decessi di terroristi e di civili innocenti. Il motivo è che Hamas, per attaccare Israele, utilizza ospedali, strutture Unrwa e Onu, moschee e altre strutture civili. Quindi le loro tattiche ci costringono ad attaccare e in alcuni casi ad avere anche vittime civili, purtroppo».

Lo Stato d'Israele rischia di essere indebolito dal peggioramento delle sue relazioni con gli Stati Uniti?

«La relazione di Israele con gli Stati Uniti e altri Paesi europei come l'Italia è molto importante per noi. Stiamo mettendo grande impegno nel cercare di informare e spiegare i motivi di quello che stiamo facendo. L'amicizia con gli Usa continua a essere una pietra miliare della sicurezza israeliana. Tuttavia negli Stati Uniti ci sono discussioni aperte e una campagna elettorale per il presidente Biden e dobbiamo tenerne conto».

Qui in Italia l'Università Normale di Pisa ha praticamente bandito Israele. Che effetto ha su di voi?

«Non ci piace il boicottaggio. Credo che le università e il mondo accademico in Italia non si siano mai impegnati nel boicottaggio di altri Paesi di cui non condividevano le posizioni governative».

Siete preoccupati per la diffusione dell'antisemitismo in tutto il mondo e anche in Italia?

«Sì, lo siamo. Penso che sia triste e preoccupante vedere questa ondata di antisemitismo in molte parti del mondo e, di nuovo, questa tendenza a incolpare gli ebrei per la politica del governo di Israele. Non sono accadute cose simili per i cittadini della Russia, della Siria o di altri Paesi con situazioni drammatiche. È un problema serio e può avere un impatto non solo sulla relazione con Israele, ma sulla salute della società italiana in generale».

Due popoli e due stati è ancora un'ipotesi praticabile?

«Penso che sia un po' presto, ora, per rispondere. Questa è la posizione dei paesi amici di Israele. Ed è una grande domanda per noi, ma dipende da come finirà la guerra a Gaza. Se Hamas continuerà ad avere capacità militari e influenza politica, allora l'ipotesi dei due stati, di cui uno controllato da Hamas, per noi non sarà accettabile. E non dovrebbe esserlo neppure per altri Paesi che ritengono Hamas un'organizzazione terroristica. Certamente, soluzioni basate sull'opzione dei due stati, sono sul tavolo e se ne dibatterà, ma quando si avrà la certezza dello smantellamento di Hamas».

Per molti anni l'Onu ha avuto un ruolo negativo nei confronti di Israele. Deve essere riformata, abolita, ristabilita, riorganizzata?

«Beh, credo che l'Onu in generale sia di parte e sia impegnata in una discriminazione sistematica. Lo dimostrano i numeri delle risoluzioni adottate contro Israele nei diversi consessi delle Nazioni Unite e anche la demonizzazione nei nostri confronti. Molte persone che lavorano con l'Onu supportano i palestinesi e Hamas e non quindi non mantengono un punto di vista neutrale sul conflitto, cosa che l'Onu è tenuta a fare. L'Unrwa è un caso particolare: è un'organizzazione che dovrebbe fornire assistenza umanitaria e lavorare per i palestinesi. Invece, a conti fatti, almeno nella Striscia di Gaza, il 17% delle persone che lavorano in questa agenzia (oltre 2mila) sono membri attivi di Hamas. E quando un'organizzazione dell'Onu è così pesantemente infiltrata da membri di organizzazioni terroristiche, non credo possa fare il bene dei palestinesi».

Ambasciatore, è stato aperto un procedimento all'Aia in cui ci sono accuse di genocidio...

«Ritengo che questa sia un'accusa infondata non a caso promossa dal Sud Africa, che funge da protettore legale e politico degli interessi di Hamas».

La relazione tra Italia e Israele è di completo sostegno e cooperazione?

«Non si può dire che l'Italia sostenga completamente tutto ciò che fa Israele. Ci sono buone relazioni bilaterali e ci sono anche critiche su Israele. L'Italia ha la sua posizione e la esprime. Ma penso che ci sia un buon dialogo tra noi e voi a tutti i livelli e continuiamo a mantenerlo».

Questa guerra finirà mai?

«Spero che finisca e spero molto presto. Ricordiamo che nelle ultime proposte fatte da Israele, dagli Stati Uniti e dal Qatar, c'è un cessate il fuoco che include il rilascio degli ostaggi e che può diventare successivamente un cessate il fuoco a lungo termine.

Israele si sta mostrando positivo e flessibile per il raggiungimento di questo obiettivo. È Hamas che l'ha rifiutato: ovviamente deve rilasciare gli ostaggi e dobbiamo assicurarci che non abbia la capacità di attaccarci».

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