È giallo sullo schianto di alcuni droni russi in territorio rumeno la notte scorsa, nel corso di un raid di Mosca nella zona del porto di Izmail, al confine con la Romania. La denuncia arriva dall'Ucraina ma il governo di Bucarest smentisce l'accaduto. Questione chiusa? No, perché il ministro degli Esteri ucraino Kuleba ribadisce: «Abbiamo le prove».
Tutto parte da una dichiarazione dell portavoce del ministero degli Esteri ucraino Oleg Nikolenko: «Secondo le informazioni del servizio di frontiera dell'Ucraina, un drone russo è caduto e detonato sul territorio della Romania. Il terrore missilistico russo rappresenta una minaccia enorme non solo per la sicurezza dell'Ucraina, ma anche per la sicurezza dei Paesi vicini, compresi gli Stati membri della Nato». E apriti cielo perché un attacco, diretto o casuale nei confronti di un Paese Nato, aprirebbe una questione molto complicata che potrebbe portare a un'escalation finora scongiurata. Ma la Romania, con un comunicato, ha smentito «categoricamente» l'accaduto spiegando che «in nessun momento gli attacchi russi alle infrastrutture sul Danubio vicino al suo confine hanno generato una minaccia militare diretta al territorio nazionale o alle acque territoriali della Romania». Il ministro Kuleba però è tornato alla carica: «Inutile negare che lì sia caduto qualcosa.
E affermiamo autorevolmente, con evidenza, che si è trattato di droni Shahed. Abbiamo delle prove fotografiche che qualcosa sia caduto lì», ha detto. Il caso, quindi, rimane aperto. Anche se un «incidente» di questo tipo, al momento, sembra non convenire a nessuno.
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