Se abiti dove un'ambulanza ci mette mezz'ora per intervenire, dove non si fa prevenzione contro i tumori e dove, se hai bisogno, l'assistenza a domicilio è praticamente assente, come fai a non sentirti un cittadino di serie B? Eppure la classifica delle Asl stilata da Agenas (l'agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) racconta proprio questo: curarsi in Italia non è uguale ovunque.
La spaccatura tra Nord e Sud è evidente. Su ci sono le 5 Asl migliori (Berica, Bergamo, Euganea, Dolomiti, Bologna) e giù le 5 peggiori (Napoli centro, Crotone, Matera, Enna, Vibo Valentia). Lo calcola il report sulle performance manageriali nelle aziende ospedaliere e territoriali pubbliche.
L'algoritmo tiene conto di vari parametri (i tempi della presa in carico dei pazienti, gli screening, la gestione delle emergenze) e tra le righe di quelle tabelle c'è tutto: c'è la qualità della vita, la possibilità di curarsi, tante volte di salvarsi. Ma c'è anche la scelta, giusta o sbagliata, dei manager chiamati a gestire le aziende territoriali.
LO SCREENING
Sulla prevenzione, «la valutazione degli indicatori rispetto alle percentuali di screening (mammella, cervice, colon) eseguiti sulla popolazione target evidenzia come le Asl delle regioni del Nord-est registrino un livello alto/molto di screening eseguiti rispetto alle Asl delle regioni del centro e del sud che presentano mediamente valori bassi».
Un esempio: lo screening alla mammella. L'Asl di Trento ha una copertura del 76% della popolazione femminile target, l'Asp di Reggio Calabria dell'1,4%, un dato assolutamente sotto la media nazionale del 35%.
LE MALATTIE EVITABILI
La prevenzione è direttamente correlata alla mortalità. È bassa dove le Asl fanno campagne sanitarie e sociali: contro fumo, incidenti e suicidi, pro vaccinazioni, pro diagnosi precoci e controlli calendarizzati. È alta dove tutto ciò manca e dove, per di più, la qualità delle cure traballa. Le «due Italie» si sentono anche in queste classifiche: a Napoli Centro il tasso di mortalità evitabile (29% ogni 10mila abitanti) è doppio rispetto a quello registrato nella Asl Pesaro-Urbino (14,6%).
LE CURE IN OSPEDALE
Su 51 aziende ospedaliere e aziende ospedaliere-universitarie, solo 13 hanno ottenuto una valutazione buona e la maggior parte si trovano al Nord Italia. Nella valutazione sono stati presi in considerazione 27 indicatori classificati in 4 aree (accessibilità, processi organizzativi, sostenibilità economico-patrimoniale, investimenti) e 10 sub-aree. Le prime 5 aziende ospedaliere sono: Ao Santa Croce e Carle (Cuneo), Aou Padova, Aou Policlinico Tor Vergata (Roma), Aou Sant'Andrea (Roma); policlinico San Matteo (Pavia).
Sul fronte «accessibilità» sono stati analizzati il rispetto dei tempi di attesa di alcuni interventi chirurgici (di cui quattro interventi per tumori) e due indicatori relativi al pronto soccorso (tempo di permanenza e abbandoni): le aziende ospedaliere migliori sono in Piemonte, Lombardia, Veneto e Toscana.
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