Duello con Macron da capitalizzare. Così Meloni spera di prolungare la luna di miele

Il suo popolo potrebbe premiare lo scatto di orgoglio nazionale

Duello con Macron da capitalizzare. Così Meloni spera di prolungare la luna di miele

Ma insomma, commenta con i suoi Giorgia a metà pomeriggio, con la Francia «va sempre così», si litiga e si lavora insieme, come sul sistema antiaereo Stamp-T da consegnare a Kiev, si tratta e talvolta «bisogna farsi sentire per difendere gli interessi dei nostri cittadini». I carissimi nemici. Certo, venerdì lo scontro è stato più duro del solito, la Meloni sa di rischiare un po' di isolamento internazionale, strappare concessioni europee sui migranti e i fondi sarà più difficile. Però adesso basta, spiegano dalle parti dei Fratelli d'Italia, «guardiamo avanti e vediamo almeno di capitalizzare alle urne tra domani e lunedì». Infatti si vota, in ballo ci sono le due regioni più grosse e importanti, Lazio e Lombardia, e la ruvida lite con Emmanuel Macron può far volare il partito della premier.

E qui entrano in gioco i dietrologi. C'è chi pensa che la Meloni abbia alzato apposta i toni solleticando l'orgoglio nazionale per ottenere un immediato rimbalzo elettorale: il popolo di destra potrebbe gradire. Chi invece ritiene che la strategia della presidente del Consiglio sia a medio termine: una situazione di crisi altalenante con Macron, il nemico perfetto, per tenere alta la pressione sugli sbarchi in vista di elezioni anticipate tra un anno. E c'è chi lega il braccio di ferro tra Roma e Parigi alla partita europea. Nel 2024 scadono i vertici della Ue e Giorgia Meloni, leader dei conservatori, approfittando della prostrazione dei socialisti vorrebbe accordarsi con il Ppe per cambiare gli equilibri a Bruxelles e nominare Roberta Metsola al posto di Ursula von der Leyen. In ogni caso diversi rappresentanti diplomatici scommettono sul fatto che da qui a un anno il freddo tra Italia e Francia e «destinato a durare», alternando fasi di quiete e sprizzi di tensione.

Scenari, suggestioni. Intanto però arriva qualcosa di assai più concreto, le regionali, che rappresentano una specie di laboratorio politico, interessante pure dall'ottica di Palazzo Chigi. Nel Lazio il candidato del Pd D'Amato è appoggiato anche dal Terzo Polo di Renzi e Calenda, con i grillini che corrono in proprio e fanno un bel favore al centrodestra. In Lombardia invece i Cinque Stelle si sono aggregati ai dem, mentre Azione-Iv schiera Letizia Moratti, ex assessore alla Sanità della giunta Fontana. Chi avrà preparato il cocktail migliore?

Dunque, a poco più di cento giorni dall'insediamento, ecco un test sulla salute del governo. Si vedrà se il successo di settembre verrà confermato o se la luna di miele della Meloni con il Paese è già in fase calante. Si capirà pure se l'opposizione riuscirà a riguadagnare terreno, con una rivincita parziale rispetto alle politiche, e semmai in quale formato.

E poi sarà importante contare i voti dentro il centrodestra, capire se la Lega resterà prima in Lombardia o se dovrà cedere lo scettro a Fdi, valutare se i meloniani sopravanzeranno le altre forze della coalizione. Se il governo avrà nei prossimi mesi una trazione ancora più di destra. Se la maggioranza entrerà in una fase di turbolenza. In questi giorni la premier ha ordinato ai suoi, Macron a parte, di volare basso e di evitare polemiche.

Da Sanremo alla difesa della Costituzione vigente, dai Fratelli nemmeno una parola. Gli alleati hanno promesso che, comunque andrà, non metteranno a rischio la tenuta dell'esecutivo perché ci sono le riforme da preparare. La Meloni si fida fino a un certo punto.

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