E il calcio riapre: ok agli Europei con 16mila tifosi all'Olimpico

Decisiva la spinta di Draghi, dopo il tentativo di Erdogan di sfilarci l'evento. Ammessi solo vaccinati, con tampone negativo o già guariti La Serie A: 1.000 persone alle ultime partite

E il calcio riapre: ok agli Europei con 16mila tifosi all'Olimpico

Quel famoso «numeretto» è arrivato. L'Italia e Roma avranno le gare del prossimo Europeo di calcio grazie all'ok del governo su «una quota di spettatori pari ad almeno il 25 per cento della capienza» dello stadio Olimpico in occasione della partita inaugurale e delle altre tre sfide. Decisivo il sì del premier Draghi che ha sbloccato l'impasse dopo l'inserimento della Turchia. Il paese di Erdogan - definito «dittatore» dal nostro presidente del Consiglio dopo il Sofagate subìto dalla Von der Leyen - aveva offerto all'Uefa lo stadio Ataturk di Istanbul, che il 29 maggio (con il pubblico sugli spalti) ospiterà la finale di Champions League, come alternativa all'Olimpico.

La Turchia pensava di sfilarci l'evento, approfittando dal fastidio dell'Uefa per la «non risposta» italiana - del ministro Speranza in specifico -: un sì ma con uno zero nella casella del pubblico sugli spalti. La lettera firmata dalla sottosegretaria allo Sport Valentina Vezzali, con allegate le necessarie garanzie richieste per ospitare l'evento, ha chiuso nel migliore dei modi la vicenda. Saranno circa 16mila i tifosi ammessi nell'impianto del Foro Italico tra soggetti vaccinati, con tampone negativo o già positivi al Covid che sulle tribune dovranno avere sempre mascherina e distanziamento. Più avanti, si vedrà se aumentare la cifra in base alla campagna vaccinale e all'andamento dei contagi, con la Figc che spera di arrivare almeno al 40 per cento.

L'Europeo prenderà dunque il via da Roma l'11 giugno con Italia-Turchia, mentre il 16 e il 20 andranno in scena all'Olimpico rispettivamente Italia-Svizzera e Italia-Galles. Poi il 3 luglio una sfida dei quarti, con l'auspicio che in campo possano esserci gli azzurri di Mancini. «Il messaggio che l'esecutivo manda al Paese - così il presidente Figc Gravina - è di grande fiducia e di straordinaria visione. L'Italia dimostra di avere coraggio, quell'Italia che lotta contro la pandemia e allo stesso tempo lavora per ripartire in sicurezza secondo un programma e un calendario chiari e definiti. Ringrazio il presidente Draghi e il governo, ma soprattutto la Sottosegretaria Vezzali che ha manifestato il suo pieno sostegno alla realizzazione di questo grande evento e che in pochi giorni ha dimostrato qualità e determinazione nello sbloccare un dossier tanto importante».

Oggi Gravina si recherà a Palazzo Chigi e lo farà più sollevato. La macchina organizzativa potrà ora ripartire, dopo le spese - tra le altre - di restyling dello stadio. Il progetto organizzativo della Figc per l'Olimpico aperto, dalla gestione interna dell'impianto a quella esterna legata al flusso dei tifosi, è sui tavoli del governo. Toccherà ora al Comitato tecnico scientifico formulare il protocollo che si potrà avvalere del bonus da due milioni di euro concesso dalla Uefa. L'auspicio del presidente Figc era che l'Italia non perdesse quella «pagina di storia, rappresentata dalla partita di apertura del primo Europeo itinerante, perché questo 11 giugno segnerà la ripartenza del Paese e non solo del calcio». Il governo ha partorito l'atteso sì. «Con questa decisione dà speranza allo sport italiano - così il presidente del Coni Malagò -. L'Uefa può stare tranquilla, gli Europei a Roma saranno un grande successo». «Già a settembre Sport e Salute, proprietaria dell'Olimpico, aveva preparato un piano per riaprire al pubblico, poi aggiornato passo dopo passo seguendo i protocolli di Uefa e Figc», la sottolineatura del numero uno della Società Cozzoli. Le società di serie A hanno subito colto la palla al balzo e andranno in pressing su Governo e Cts, sperando di avere una fetta di pubblico (1.000 spettatori) per il finale di stagione. Il presidente Dal Pino incontrerà domani, insieme a Gravina, la Sottosegretaria Vezzali.

Sul tavolo resta a questo punto la questione dei vaccini per i calciatori: «Usciamo dalle false ipocrisie, il vaccino serve a tutti gli italiani e tra

questi ci sono anche i calciatori - ha concluso Gravina -. Non possiamo pensare che a giugno non arriveremo a un numero di vaccini così elevato da poter permetterli al gruppo squadra della Nazionale, composto da 60 persone».

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