«Atti simulati». A poche settimane dalle prime perquisizioni che hanno scatenato un terremoto in terra sabauda e non solo, la tesi della procura sulla cessione delle quote della Dicembre da Marella Agnelli ai nipoti John, Lapo e Ginevra emerge oggi con ancora maggiore chiarezza. Il passaggio è significativo, l'uso delle parole anche. Se negli atti precedenti si faceva riferimento a «evidenti anomalie» nell'assetto della società cassaforte di famiglia, controllante di Exor, per sostenere la nuova azione la procura mette nero su bianco parole pesanti. «Le cessioni di quote» tra Donna Marella e i nipoti, si legge nel decreto di sequestro, «paiono rivestire carattere di atti simulati». Si ipotizza che quelle quote non siano state davvero vendute ai nipoti, ma passate direttamente nella disponibilità dei fratelli Elkann, aggirando la «legittima» spettante alla madre Margherita, che da due decenni sostiene di essere stata raggirata dai suoi familiari sulla questione ereditaria. I pm Mario Bendoni, Giulia Marchetti e l'aggiunto Marco Gianoglio segnalano l'assenza di «una prova del pagamento del prezzo» delle quote che sarebbe avvenuto con disposizione alla Gabriel Fiduciaria e un conto nella banca ginevrina Pictet & Cie. Sempre con riferimento ai documenti sulla cessione, i magistrati segnalano nuovamente i «profili di apocrifia» delle firme di Donna Marella, scomparsa nel 2019, come indicato nelle relazioni della consulente di grafologia della procura Silvia Benini. «Tali opacità si legge ancora si aggiungono a quella relativa al titolo giuridico di possesso delle quote da parte di Marella Caracciolo, essendo emerso il contrasto» in sede di dichiarazioni fiscali sul titolo giuridico di possesso delle quote (nuda proprietà o usufrutto). Incongruenze che i pm puntano ad approfondire non solo tramite il sequestro di cinque atti sulla cessione delle quote da Marella ai nipoti, ma anche mantenendo la disponibilità di altri documenti già sequestrati nel caveau di casa di John Elkann. «Trattasi di documenti rilevanti sottolineano i pm - in quanto afferenti all'origine della decisione presa dalla famiglia Agnelli di fare transitare l'eredità di Giovanni Agnelli direttamente in capo a John Elkann, escludendo la figlia Margherita». Sempre nel caveau i pm segnalano «tra i documenti allegati, anche riferimenti alla Fondazione Alkione e ad altre società off-shore verosimilmente appartenute all'avvocato Gianni Agnelli e di cui è necessario verificare il passaggio a Marella Caracciolo e, da ultimo, ai fratelli Elkann».
In merito poi alla questione dei passaggi di denaro tra nonna e nipoti, la procura punta il faro su un altro documento proveniente dalla Fondazione Giovanni Agnelli e cioè una disposizione di bonifico da 3 milioni di franchi svizzeri a favore degli eredi.
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