"E l'anno prossimo tutti a Mariupol..."

La Rai si offre per aiutare l'Ucraina a organizzare l'edizione 2023

"E l'anno prossimo tutti a Mariupol..."

L'anno prossimo tutti a Mariupol. Un sogno. Speriamo una realtà. Perché significherebbe che l'Ucraina avrebbe ricominciato a vivere. Se così sarà, la Rai e la città di Torino saranno in prima linea per aiutare il Paese devastato dalla guerra a realizzare l'Eurovision 2023. Perché, avendo trionfato la Kalush Orchestra, lo show dovrebbe essere organizzato dalla televisione pubblica ucraina in collaborazione con l'Ebu (l'Unione delle emittenti europee). Cosa difficile, a oggi, vista la situazione in cui si trova l'Ucraina. Ma il presidente Zelensky è sicuro: subito dopo la vittoria della band ha twittato: «Faremo di tutto per accogliere l'Eurovision in una Mariupol libera, tranquilla restaurata». «In caso di chiamata collettiva - ci ha risposto il direttore di Raiuno Stefano Coletta nella conferenza stampa di bilancio della manifestazione - la Rai metterà a disposizione dei colleghi ucraini il proprio know-how e la grande esperienza che ha dimostrato in questa edizione». Stessa disponibilità arriva dal sindaco di Torino Stefano Lo Russo. Del resto la Rai e la città di Torino hanno dimostrato non solo di essere in grado di realizzare quasi alla perfezione una manifestazione gigantesca come quella dell'Eurovision, ma di superare tutte le edizioni precedenti per importanza e per qualità.

Certo questa manifestazione entrerà nella storia per la vittoria della Kalush Orchestra, per l'appello alla resistenza lanciato in diretta mondiale, ma rappresenta anche una svolta dal punto di vista musicale e televisivo. A dimostrarlo il forte apprezzamento del pubblico italiano che, per decenni, ha snobbato l'evento. Per la serata finale di sabato si sono collegati su Raiuno 6 milioni 590 mila spettatori pari al 41,9% di share. Tanti in assoluto e tantissimi rispetto allo scorso anno quando - nonostante la vittoria dei Maneskin - la serata da Rotterdam aveva avuto il 25% di share. Tutto ciò significa - come spiega il direttore Coletta - che c'è una grande attenzione sulla manifestazione. Soprattutto da parte dei giovani «per cui il primo canale Rai non è più un'entità evanescente».

Anche i canali social sono esplosi: l'Eurovision è il terzo programma più discusso dell'anno, dopo due serate di Sanremo. Tik Tok, partner ufficiale, ha raggiunto ben 1,2 miliardi di visualizzazioni. Una risposta entusiasta che porta naturalmente a un confronto con Sanremo. Perché, si chiedono i critici, non applicare anche al festival i ritmi serrati, i tempi ridotti delle serate del Contest? E soprattutto perché non puntare solo sullo show musicale, eliminando tutto il contorno di scandali, presenze di attori, sportivi, e altro che non c'entrano? «Ricordo - spiega Coletta - che sono due mondi diversi, il festival è made in Italy, l'Eurovision segue logiche internazionali».

In conclusione l'Eurovision si è trasformato in un supporto planetario alla pace e all'Ucraina. Ma avrà una ricaduta positiva anche sul nostro Paese. Prima di tutto su Torino, dove la manifestazione ha portato importanti risultati dal punto di vista del turismo e dell'immagine (costi che si aggirano sui 13,5 milioni di euro e introiti ancora da calcolare) e ha risvegliato la città dal torpore di questi due anni di pandemia.

Certo, non tutto è funzionato alla perfezione: code immense si sono formate fuori dall' EuroVillage al parco Valentino e alcune ragazze hanno raccontato di essere state molestare durante l'after party inaugurale alla Venaria Reale (ma

il sindaco risponde che non risultano gli episodi riportati dalla stampa).

In ogni caso, ora il pensiero vola all'anno prossimo e alla speranza di riascoltare la Kalush Orchestra a Mariupol. Anche con l'aiuto del Belpaese.

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