E l'Europa punisce i poliziotti troppo "scortesi" coi migranti

Bruxelles vuole riformare Frontex: pronta la norma che renderà più facili le denunce degli immigrati che si sentono vittime di abusi

E l'Europa punisce i poliziotti  troppo "scortesi" coi migranti

Rendere più facile per i migranti fare ricorso contro i membri delle forze dell'ordine impegnate nell'operazione Frontex in caso di abusi e violazioni dei diritti umani: questa è la proposta che verrà votata dal Parlamento Europeo il 2 dicembre, nell'ambito della riorganizzazione di Frontex da parte della Commissione Europea. Le probabilità che la risoluzione passi sono molto alte: i parlamentari delle commissioni per le Libertà civili e per le Petizioni, riunite lunedì in seduta comune, hanno già dato il disco verde con 62 voti favorevoli e appena undici contrari. La risoluzione che verrà posta all'esame dell'Europarlamento propone l'istituzione di una struttura che raccolga i reclami sporti dai migranti contro il personale di Frontex, a cui viene tra l'altro «raccomandato» di esporre sempre il proprio nome in maniera visibile e di dotare le uniformi di numero identificativo o del nome dell'operatore. La nuova struttura consentirebbe di sporgere reclamo contro qualsiasi funzionario che sulla divisa porti lo stemma dell'Agenzia per la protezione delle frontiere esterne dell'Unione. Per prevenire gli abusi si suggerisce però di vietare le denunce anonime, che non dovrebbero essere accettate. Infine gli europarlamentari richiedono maggiori risorse per i gruppi «vulnerabili», dai minori non accompagnati alle donne perseguitate alle persone Lgbt. «Ad oggi non esiste una struttura apposita per sporgere denuncia contro le violazioni dei diritti umani spiega Rikke Uldall della Commissione Libertà Civili all'Europarlamento O meglio, non c'è nulla di pensato appositamente per i migranti. Le forze di polizia lavorano con le proprie divise nazionali e questo rende difficile per i migranti capire chi è responsabile per Frontex e chi non lo è».Negli scorsi mesi la stampa ha denunciato a più riprese vere o presunte violazioni dei diritti umani da parte delle forze dell'ordine di Ungheria e Grecia, che raramente, però, si sono risolte in azioni legali contro i singoli operatori. L'istituzione di una struttura apposita che accolga i ricorsi dei migranti richiederebbe con ogni probabilità lo stanziamento di ingenti fondi europei: nella giungla legislativa in cui si trovano i richiedenti asilo, molti vedono però nel nuovo strumento ipotizzato da Bruxelles il rischio di un'arma a doppio taglio. Tra questi il Sindacato autonomo di polizia, che si scaglia contro l'ipotesi di apporre i numeri identificativi sulle divise: «I numeri identificativi sono solo uno strumento messo nelle mani di chi vuole calunniarci spiega il segretario Gianni Tonelli Piuttosto abbiamo proposto l'installazione di telecamere, a tutela tanto degli agenti che degli altri cittadini». È d'altro canto piuttosto improbabile che l'Unione Europea, che da anni vagheggia l'ipotesi di una forza di difesa comune, convinca i singoli Paesi ad uniformarsi su questo tema, dopo mesi in cui ogni Stato ha perseguito la propria politica anche in aperta violazione dei Trattati comuni in materia d'immigrazione. I trattati europei, peraltro, prevedono già la figura di un funzionario che garantisca il rispetto dei diritti umani di profughi e richiedenti asilo e vigili su eventuali infrazioni.

Sono gli stessi operatori di Frontex, a partire dai poliziotti, a chiedere che i fondi siano destinati alle strutture già esistenti, in grave carenza di uomini e mezzi, piuttosto che non alla costituzione di strutture nuove, fatalmente inutili se prima non vengono implementate quelle che già ci sono.

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