Entrano in clinica e, con la scusa di fare accertamenti, rapiscono una bimba appena nata. Moses Acqua Omogo, 43 anni nigeriano e la moglie Rosina Vespa, 51 anni, strappano dalle mani della mamma la piccola Sofia Cavoto fingendosi operatori sanitari. Subito dopo corrono a casa dove tutto è pronto per accogliere un bimbo. Maschio. Un fantomatico figlio della coppia che da mesi aveva annunciato sui social una gravidanza mai esistita.
Quando gli agenti della squadra mobile di Cosenza, allertati per il sequestro, arrivano al loro appartamento tutto si aspettano tranne una scena di festa. Parenti e amici della coppia, ignari, brindano alla nuova arrivata. Peccato che il fiocco appeso alla porta dell'abitazione sia celeste. Arrestata la coppia di criminali, la piccola Sofia viene restituita alla giovane mamma, Valeria Chiappetta, in lacrime, e al suo papà. E l'abbraccio commosso con gli agenti è il ringraziamento per averle ridato la figlioletta. È successo tutto in quattro ore, martedì pomeriggio, alla clinica Sacro Cuore della cittadina calabrese. Sono le 18,40 quando nella stanza del reparto maternità si presentano un uomo e una donna. Lei indossa il camice da operatrice sanitaria, lui la segue come fosse un portantino. Prima entrano in una camera chiedendo se il neonato deve fare il bagnetto. Poi entrano in quella di Sofia: «Dobbiamo portare la bambina dal pediatra per degli accertamenti» spiegano. «Ci è arrivata la segnalazione dal reparto neonatale di una clinica - spiega il vicequestore della polizia di Stato Gabriele Presti - di una bambina di un giorno di vita prelevata da due persone entrate nella struttura con la scusa di fare accertamenti. Dalle testimonianze e dalle riprese dei sistemi di videosorveglianza abbiamo identificato la coppia che si era allontanata a bordo di un'auto grigia. In poco tempo li abbiamo rintracciati presso la loro abitazione a Castrolibero. Lì ci siamo trovati davanti a una scena ben diversa da quella di un rapimento cruento. Eravamo nel bel mezzo di una festa per l'arrivo di un bambino».
Coccarde e nastri colorati di celeste, persino il nome del nuovo arrivato, quello di un maschio, Ansel, annunciato su Fb con la foto sgranata delle manine di un bimbo. E la piccola Sofia vestita con i panni di un maschietto. Una situazione surreale. I due, con ancora addosso gli stessi abiti utilizzati per il rapimento e congelati dalle telecamere, vengono messi alle strette con un interrogatorio lampo. E crollano, confessando di aver ideato la messinscena. Una commedia dell'assurdo, costata ore di terrore e apprensione alla famiglia Cavoto. La fine di un incubo quando gli agenti tornano in clinica per riportare Sofia nelle braccia della mamma.
«Una situazione - spiega il questore Giuseppe Cannizzaro -, figlia del fatto che la donna, la Vespa, stava costruendo la sua vita in maniera artificiosa». Il marito sembra non sapesse nulla. «Gli era stato detto che il bimbo, teoricamente nato l'8 gennaio, era trattenuto in clinica per accertamenti». La donna, non potendo avere figli, e decisa a colmare il vuoto a ogni costo, ha pensato di rapirne uno appena nato. «Un episodio isolato. In città non ci sono ladri di bambini» rassicura il questore.
I due rapitori, accusati di sottrazione aggravata di minore, sono finiti in carcere. Ma le indagini non sono concluse. Da stabilire se i parenti, la sorella di lei e il cognato, erano informati del piano, o se i due hanno potuto contare sulla complicità di altri.
Di certo la donna, pur fingendo di aspettare un maschio, «era sicura di rapire una femmina, visto che quando si presenta in stanza chiede espressamente della bambina - spiega il commissario Sole - C'è poi un buco di un'ora e mezza tra il rapimento e l'allerta. Noi siamo intervenuti quasi a due ore di distanza. E la facilità con cui è successo tutto è un demerito per la struttura. Stiamo accertando eventuali responsabilità».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.