Ecco le priorità di Letta: riportare in Parlamento il dibattito sul ddl Zan

E Conte prova a sfruttare l'apertura del dem sul salario minimo: ma non c'è intesa

Ecco le priorità di Letta: riportare in Parlamento il dibattito sul ddl Zan

Più che un campo largo è un campo liquido. Anzi, gassoso, tanto è impalpabile la materia di cui è fatta la coalizione di centrosinistra. Solo sabato il fronte progressista sembrava comprendere al suo interno Azione di Carlo Calenda, ma già lunedì il segretario Enrico Letta blindava l'alleanza con il M5s di Giuseppe Conte, nonostante il veto deciso dell'ex ministro dei governi Renzi e Gentiloni nei confronti dei grillini. Calenda reagisce intervenendo a SkyTg24: «Ci sarà da una parte Pd, M5s e Leu e dall'altra una coalizione di centrodestra. Rispetto a queste due offerte dobbiamo costruirne un'altra». Intanto al Nazareno ondeggiano anche sul Ddl Zan. Se durante la direzione di due giorni fa Letta sembrava essersi arreso, considerando «non semplice in questa legislatura» l'approvazione della legge sull'omotransfobia, adesso i dem rilanciano. «Prenderà il via sabato 12 marzo alle 15 Non ci arrendiamo. Dalle piazze al Parlamento, il viaggio delle Agorà democratiche dal Nord al Sud del Paese per rilanciare i temi del Ddl Zan, che esauriti i termini della tagliola, potrà essere ridiscusso in aula dal 27 aprile», si legge in una nota del Pd in cui si annuncia il primo appuntamento di piazza a Milano, con ospiti la giornalista Selvaggia Lucarelli, il deputato Alessandro Zan, il sindaco di Milano Beppe Sala e la vicepresidente dell'Emilia-Romagna Elly Schlein oltre allo stesso Letta. Previste altre quattro tappe a Padova, Firenze, Taranto e Palermo. Si tratta di una campagna su un tema che aveva provocato una dura polemica tra il Pd e Italia viva, con i renziani accusati di aver contribuito all'affossamento del disegno di legge.

In quella battaglia il M5s era stato dalla parte dei dem in maniera abbastanza compatta. E Giuseppe Conte ora approfitta di un'apertura di Letta sul salario minimo, definito «una nostra priorità» dal segretario, per provare a far convergere il Nazareno sulla proposta grillina a prima firma Nunzia Catalfo incardinata a Palazzo Madama. «Mi fa piacere, è l'occasione per sgombrare il campo da dubbi e convergere sul nostro ddl che è già incardinato in Senato», risponde Conte all'assist di Letta sul salario minimo. Ma sul testo Catalfo si sono già manifestate le divergenze tra i due alleati. Per il M5s l'asticella dei compensi va fissata a 9 euro lordi all'ora, mentre il Pd in alcuni emendamenti presentati in commissione ha chiesto che il tetto non sia stabilito dalla legge, ma da una commissione con a capo il presidente del Cnel.

Nel campo largo si procede a tentoni, tra convergenze e differenze. Il no dei dem a due dei cinque quesiti referendari sulla giustizia e la timidezza sugli altri tre sembrano un amo lanciato al M5s. Che però non è insensibile all'influenza di un giornale come il Fatto quotidiano, con il direttore Marco Travaglio che ieri nel suo editoriale ha consigliato di nuovo a Conte di prendere le distanze da Letta per risalire nei sondaggi. E si va in ordine sparso in vista delle amministrative di giugno. Il M5s nel caos legale vaglia l'ipotesi di adottare un nuovo simbolo con un richiamo al nome di Conte e non c'è una linea univoca. A Genova i giallorossi potrebbero andare insieme, ma senza Azione e Iv.

A Palermo, Catanzaro e L'Aquila si ipotizzano primarie in un campo ancora non ben definito. A Parma il dialogo tra dem e grillini è ostacolato da «Effetto Parma», il movimento del sindaco uscente Federico Pizzarotti, che nel 2016 ha lasciato il M5s tra le polemiche.

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