Effetto #metoo su Woody Allen: nessuno stampa le sue memorie

Isolato il regista accusato di molestie. Dopo lo stop di Amazon ai suoi film, anche gli editori sono in fuga

Effetto #metoo su Woody Allen: nessuno stampa le sue memorie

New York L'effetto #metoo torna ad abbattersi su Woody Allen. Dopo il gran rifiuto di Hollywood e la rottura dell'accordo da parte di Amazon su quattro nuovi film, il celebre regista si è visto sbattere la porta in faccia dai maggiori editori per la pubblicazione delle sue memorie. Da quando l'anno scorso sono riaffiorate le accuse di molestie alla figlia Dylan Farrow, le celebrità che una volta gareggiavano per ottenere un ruolo nei suoi film ora dicono di essere pentite di aver lavorato con lui; e mentre in altri tempi ci sarebbe stata una guerra di offerte per aggiudicarsi la sua autobiografia, ora nessuno vuole pubblicare il suo libro (Allen ha già al suo attivo antologie di scritti satirici, da «Saperla lunga» del 1971 a «Pura anarchia» del 2007). Nell'ultimo anno, come riporta il New York Times citando i dirigenti di quattro grandi case editrici, Allen ha cercato in modo discreto di vendere il suo libro di memorie, solo per incontrare indifferenza o peggio. Tanto che qualcuno ha usato persino il termine «tossico» per descrivere la possibilità di lavorare con lui in questo momento. I rappresentanti delle case editrici da parte loro hanno spiegato che sarebbe commercialmente rischioso pubblicare le sue memorie nell'attuale clima, e alcuni hanno persino rifiutato di leggere il manoscritto.

«Woody resta una figura ancora culturalmente importante, ma i rischi commerciali sarebbero stati eccessivi», ha precisato una fonte chiedendo ri rimanere anonima. Nonostante il regista abbia negato le accuse della figlia risalenti a tre decenni fa - avallate invece dalla ex compagna Mia Farrow e dal figlio biologico Ronan, premio Pulitzer per l'inchiesta sulle moleste sessuali dell'ex produttore Harvey Weinstein - il pubblico, non solo americano, è rimasto nel dubbio. La scrittrice Daphne Merkin, che conosce il regista da lungo tempo, ha detto di essere a conoscenza del manoscritto e di aver menzionato il progetto ad alcuni editori. Pur non avendo letto il libro, ha affermato che «presumibilmente nelle memorie c'è il racconto di come sono andate le cose dal suo punto di vista». «È il tipo di persona per cui il lavoro è il suo nutrimento», ha aggiunto. La reazione degli editori è tuttavia un nuovo duro colpo per la carriera in declino e l'eredità di uno dei registi tra i più popolari al mondo. Il quale è attualmente in causa con il colosso dello streaming Amazon che ha rotto un accordo per quattro film archiviando l'ultimo, «A Rainy Day in New York», con Timothée Chalamet. «Personalmente penso che non lavorerà più», ha detto Tim Gray di Variety, pur sottolineando che forse «la storia sarà più gentile nei suoi confronti».

«Hollywood ama i ritorni sulla scena», ha aggiunto, citando alcuni casi celebri come Ingrid Bergman, Charlie Chaplin e Liz Taylor, che «furono denunciati in Congresso per gli scandali nella loro vita privata, ma alla fine sono stati riaccolti a braccia aperte nell'olimpo del cinema e dal pubblico».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica