La "profezia" di Mannheimer: cosa può succedere con TikTok

Nonostante molti politici abbiano esteso la campagna elettorale a Tik Tok, l'astensionismo tra i giovani potrebbe essere elevato: ecco le ipotesi formulate dal sondaggista, Renato Mannheimer, e quali sarebbero le motivazioni

La "profezia" di Mannheimer: cosa può succedere con TikTok

Se molti giovani sono già lontani dalla politica, di certo la campagna elettorale urlata, rissosa e aggressiva di queste settimane non ha favorito l'avvicinamento al voto del 25 settembre: ne è convinto il sociologo e sondaggista Renato Mannheimer, secondo cui "tanti ragazzi si asterranno dal voto". Se la partecipazione complessiva degli italiani è prevista intorno al 67,5%, tra i giovani dovrebbe essere inferiore e assestarsi "tra il 55 e il 60 % perché in tanti non capiscono il dibattito politico e scelgono di non andare alle urne", ha dichiarato all'AdnKronos.

"Tik Tok non entra nei contenuti"

Per rivolgersi anche alla platea più giovane, molti politici si sono sforzati di trasferire la loro campagna elettorale anche sulla piattaforma Tik Tok e sui social più conosciuti perché vengono seguiti maggiormente rispetto ai quotidiani (cartacei e online). Il rovescio della medaglia, però, che è con messaggi brevi "non entra nel merito dei contenuti", sottolinea Mannheimer. In molti, appena maggiorenni, si troveranno alla prima esperienza di voto: se da un lato prevarrà l'interesse a dare il proprio contributo ed esprimere il proprio credo politico, "l'offerta informativa è superficiale, poco interessante e quindi, chi è al primo voto, facile che decida di astenersi. Io sono sicuro che il 25 settembre una bella fetta di diciottenni girerà al largo dal seggio elettorale", profetizza il sondaggista.

"Insulti e mancanza di discussione"

In queste prime settimane di campagna elettorale, ad attirare maggiormente l'attenzione di Mannheimer è l'aggressività con cui la comunicazione politica: la sinistra, sin dall'inizio, ha provato a gettare fango sul centro-destra mettendo sempre in ballo la Russia e il Cremlino, i toni si sono accesi e i colpi bassi non sono mancati. Non sono mancati i battibecchi anche tra politici e giornalisti come dimostra il caso tra Calenda e la Costamagna. La gara a chi urla di più o la spara più grossa, però, non aiuterà di certo l'elettorato: "Di queste elezioni mi colpisce il livello dello scontro - sottolinea il sociologo all'Adnkronos - uno scontro tra schieramenti e esponenti politici fatto di insulti, di offese e contrapposizioni, senza una discussione comprensibile sui contenuti".

"Elettore disorientato"

Se, da un lato, questa strategia può essere più "immediata e remunerativa", quello che finora è mancato è una vera discussione sui problemi dell'Italia, dal caro gas alla riforma delle pensioni. Soltanto la Meloni e Salvini hanno provato a sotterrare l'ascia di guerra rispondendo sulle "presunte divisioni". In ogni caso, Mannheimer profetizza la mancanza di voto anche tra gli adutli: "L'elettore è disorientato ed è ragionevole prevedere un aumento molto forte dell'astensione" che colpirebbe maggiormente i Cinque Stelle e la Lega. "I5Stelle nelle ultime settimane hanno ripreso fiato al Sud ma perderanno gran parte dei voti conquistati nel 2018 che finiranno nell'astensionismo - conclude - Pure la Lega pagherà un pò il braccio di ferro tra la linea salvinista e governista.

Il malcontento verso la Lega delle imprese e degli imprenditori del Nord, di cui si è parlato nelle scorse settimane, avrà un prezzo elettorale che avvantaggerà Fdi e finirà nelle tasche della Meloni".

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