Il giornalista americano Brent Renaud ucciso a Irpin. La base militare di Yavoriv, a due passi dal confine polacco, vicino Leopoli, bombardata. Per Adolfo Urso, presidente del Copasir, gli eventi di ieri in Ucraina segnano un cambio di passo preoccupante. «Purtroppo spiega Urso al Giornale - siamo in presenza di una escalation del conflitto anche perché vengono colpiti obiettivi occidentali: i giornalisti sono considerati comunque nemici perché i loro filmati mostrano al mondo quanto terribile sia questa guerra di invasione che Putin intendeva spacciare come liberazione e in quel centro di addestramento probabilmente sono rimaste vittime anche stranieri. Avevano annunciato che avrebbero colpito chi aiutava la resistenza e l'hanno fatto».
Cosa sappiamo delle forze armate russe?
«Non conoscono limiti, come già accaduto in Cecenia a Grozny e in Siria ad Aleppo, utilizzano ogni mezzo, in un crescendo di orrore: in Ucraina hanno già usato le bombe a grappolo contro i civili, poi le armi termobariche, dagli effetti devastanti, e l'altra notte anche bombe al fosforo nella regione di Lugansk. Qualcuno teme che possano ricorrere anche alle armi chimiche. Dobbiamo fermarli».
Oggi a Roma il consigliere Usa per la sicurezza nazionale Jake Sullivan incontra il direttore della Commissione Affari Esteri cinese, Yang Jiechi, e il consigliere diplomatico di Draghi, Luigi Mattiolo. Al centro del tavolo, la questione ucraina. Una presa di posizione più forte della Cina sull'invasione russa può cambiare i destini del conflitto?
«La posizione della Cina è decisiva per costringere Putin al dialogo, speriamo che l'incontro di Roma rappresenti davvero una svolta rispetto a quanto sinora espresso da Pechino. Peraltro, la Cina non ha alcun interesse ad acuire il confronto con l'Occidente».
Come Copasir avete già sollevato la questione della sicurezza energetica e della nostra dipendenza dall'estero e dalla Russia in particolare. Quanto è delicato e strategico questo aspetto?
«Avevamo affrontato il tema con la relazione al Parlamento del 9 gennaio, sollecitando un piano nazionale di sicurezza energetica che ci affrancasse dalla dipendenza estera e tanto più dalla Russia, con un'azione sinergica nel quadro dell'Alleanza occidentale. La questione ora è diventata emergenza italiana ed europea. Per questo abbiamo attivato un nuovo ciclo di audizioni che prevede l'audizione dei vertici Enel, Eni e Snam, Starace, De Scalzi e Alverà, oltre al ministro Cingolani, proprio per acquisire ulteriori elementi su come si possa supplire a breve al gas russo. Nella nostra relazione, però, andavano oltre, evidenziando la accresciuta aggressività russa non solo in Ucraina e ai confini orientali dell'Ue ma anche laddove passano le altre linee di approvvigionamento energetico europeo, dalla Siria alla Libia, così come in Sahel e nei Paesi africani in cui vi sono le maggiori risorse energetiche e minerarie, terre rare e minerali preziosi, fondamentali per la transizione ecologica che si basa appunto su nuove fonti energetiche».
Cosa può fare l'Europa?
«È necessario che agisca subito puntando all'autonomia strategica non solo nel campo della Difesa ma nella produzione energetica e, aggiungo, nell'economia digitale».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.